Immagina un figlio di papà ricco, viziato, vendicativo, misogino, con l'apertura mentale di un vaccaro del Texas e la capacità di pensiero di un contadino analfabeta del Wyoming, che vuole fare il Presidente.
Stai pensando a Matteo Salvini, vero? Sbagliato, lui non è abbastanza ricco.
Stiamo parlando di Donald J. Trump, che presidente ci è diventato veramente e non di uno stato qualunque: è il presidente degli Stati Uniti d'America!
E gli USA, si sa, sono molto fieri della propria democrazia (che esportano all'estero a colpi di bombe “intelligenti”) e del loro sistema di governo pensato apposta per bilanciare i poteri.
Peccato che il neo presidente questo non lo sappia e che cerchi, quindi, di imporre la propria volontà su tutto.
Partito in quarta con il suo programma, nonostante le proteste in piazza, il nuovo inquilino della Casa Bianca ha iniziato a sfornare ordini esecutivi come se non ci fosse un domani, fino ad arrivare a quello che ha preso il nome di muslim ban.
Subito dopo questo decreto il tycoon ha ricevuto critiche dall'Onu, dall'Unione Europea, dalla Gran Bretagna e dalla maggior parte dei propri concittadini, compresi i dirigenti di grandi multinazionali che hanno annunciato contromisure come l'assunzione massiva di rifugiati.
Le critiche non hanno fatto però cambiare idea al presidente americano che ha risposto prima tramite il portavoce ufficiale della Casa Bianca, Sean Spicer che ha dichiarato che "Il presidente Trump sta facendo esattamente quello che aveva detto al popolo americano" e poi con un tweet in cui chiama cattivi ragazzi i cittadini dei sette Paesi messi al bando.
La prima vittima della Politica del “tutto come voglio io” di Trum è stata Sally Yates, il ministro della Giustizia reggente, accusata di aver tradito il Dipartimento di Giustizia, per aver ha ordinato di non difendere in tribunale il decreto sull'immigrazione del presidente.
L'opzione nucleare
Nemmeno il tempo di riprendersi dal muslim ban che il tycoon si è immerso in una nuova guerra: quella casalinga contro il partito Democratico.
La posta in gioco è la poltrona di Giudice della Corte Suprema, lasciata vuota dalla morte del giudice Antonin Scalia.
Non ci sarebbe nulla di male se il presidente nominasse un nuovo giudice in questo caso, senonché il giudice Scalia sia morto più di un anno fa ed il giudice Garland, quello scelto da Obama ai tempi, non si sia potuto insediare a causa dell'ostruzione dei Repubblicani.
Unendo questo al fatto che il prescelto da Trump, il giudice Gorsuch, sia accusato dai democratici di favorire le Lobby contro gli interessi dei lavoratori e di avere comportamenti sessisti, è chiaro che nessuno dell'opposizione voterà a suo favore e per la legge americana un nominato alla Corte Suprema, per poter ottenere il posto, deve raggiungere 60 voti su 100 in Senato.
Il problema per Mr. President è che i Repubblicani hanno solo 52 seggi, ma, come ho detto all'inizio dell'articolo, Donald è un po' come quei ragazzini viziati che t'invitano a giocare alla Playstation a casa propria, facendoti vedere come si gioca bene su un TV Led da 99” e che quando stanno per perdere s'inventano una regola per la quale la partita va rifatta.
Questa regola Trump ce l'ha e si chiama nuclear option, una legge che se messa in pratica consente al Senato di eleggere il nuovo membro della Corte Suprema con la semplice maggioranza, ovvero con 51 voti.
I Democratici promettono battaglia.
A noi non resta che sperare che il regista Michael Moore abbia esagerato dicendo che in America è in corso un golpe, anche se in caso di approvazione dell'opzione nucleare, la democrazia americana subirebbe un brutto colpo.
Immagina un figlio di papà ricco, viziato, vendicativo, misogino, con l'apertura mentale di un vaccaro del Texas e la capacità di pensiero di un contadino analfabeta del Wyoming... ma tu lo vorresti mai come tuo presidente?