8 Marzo 2017 e siamo già pronti ad essere inondati dalla solita spicciola retorica sulla donna e sulla sua festa.
Ma siamo così convinti che copiare qualche frase dai Baci Perugina sia davvero l'essenza di questo giorno?
Siamo altrettanto convinti che il senso dell'8 Marzo stia in un fiore, in un bigliettino di auguri, in una giornata in cui anche i leoni da tastiera diventano fragili agnellini e le offese gratuite si trasformano in subdole adulazioni al genere femminile, in una ritrovata abilità a girare la frittata che nemmeno Carlo Cracco?
L'8 Marzo non basta più
Non può bastare l'8 Marzo perché da Gennaio al 25 Novembre 2016 Telefono Rosa stima che siano state uccise 116 donne. Non può bastare se siamo arrivati a sentire il termine femminicidio in qualsiasi telegiornale.
Più le donne ottengono riconoscimenti, più scalano quella piramide verticale che ancora troppo raramente le vede ai vertici delle grandi aziende, più sono indipendenti, più è forte la violenza che viene riversata su di loro.
Come se si dovesse pagar pegno, come se non fosse abbastanza l'ingiustizia che una donna subisce anche nella sua carriera lavorativa.
I dati OCSE dicono che le donne oggi sono il 56% degli iscritti all'Università, superando quindi gli uomini e aggiungendo un importante tassello a quel percorso di crescita che le ha viste prima essere escluse dagli ambiti accademici, e poi col tempo prendere il sopravvento anche nei risultati.
Se a metà del Novecento la donna in carriera era una sorta di essere mitologico, oggi che non suscita più lo stesso scalpore. Ma le difficoltà saranno poi così diminuite? Tutt'altro. Una donna lavoratrice è pur sempre una donna, e in quanto tale è costretta a subire due tipi di discriminazioni:
- discriminazione orizzontale: a parità di competenze e abilità tra un uomo e una donna che competono per ottenere lo stesso ruolo il posto sarà più facilmente assegnato all'uomo, perché l'uomo non andrà in maternità, se avrà figli si dà per scontato che ci sarà una donna che se ne prenderà cura primariamente. Non solo. A parità di ruoli molto frequentemente la donna percepisce una paga inferiore a quella dell'uomo. A livello occupazionale parliamo anche di discriminazione orizzontale quando ci riferiamo alla concentrazione delle donne in determinati settori o in precise occupazioni, fino a creare delle vere e proprie mansioni "da donna", nel senso più dispregiativo che ciò possa assumere.
- discriminazione verticale: torniamo al concetto dello scalare la piramide per raggiungere posizioni apicali. Le donne a capo di grandi aziende, o le donne che rivestono ruoli dirigenziali, sono ancora la netta minoranza. E' molto più frequente che le donne rivestano ruoli di minor prestigio.
L'8 Marzo non deve essere una giornata della memoria
Elencare quanto sia dura essere donna in carriera non è sufficiente per spiegare a pieno quanto sia dura semplicemente essere donna.
Perché ancora la donna deve lottare contro una miriade di pregiudizi, di cui l'8 Marzo è, paradossalmente, diventato simbolo. Un fiore, una festa, uno spogliarello: questo è diventato l'8 Marzo agli occhi di molti. C'è chi lo considera l'ennesima trovata commerciale, alla pari di S.Valentino o Halloween. Forse in questo c'è una dose di verità, perché diciamocelo: il senso di questo giorno è stato completamente snaturato.
Ma il problema reale sta forse nell'avere la presunzione di pensare che la tutela della donna, il rispetto, il sostegno, sia condensabile in un unico giorno, quando il resto dell'anno nulla va come dovrebbe.
Fino a quando la donna sarà costretta a stare nel mezzo di dicotomie intrinsecamente l'una avversa all'altra (donna/mamma; bella/intelligente) che cosa può cambiare?
Fino a quando saremo ancora costretti ad appellarci alla polizia postale per mettere fine agli insulti di genere, invece che insegnare tutti a rispettare gli altri, allora l'8 Marzo non sarà altro che una giornata della retorica.