La mancata assistenza da parte del pubblico, in particolar modo durante il lockdown a danno delle persone con autismo o più in generale dei disabili, ha portato un gruppo di genitori riuniti nella fanpage 'Noi per l'autismo' a lanciare una petizione rivolta al Governo. E in tale petizione si chiede di poter scegliere modalità alternative a quelle attuali, come l'assistenza indiretta - conveniente anche per il Governo e le Regioni a fronte di una minore spesa pubblica - e la possibilità di avere un insegnante di sostegno a domicilio e il test salivare molecolare per il monitoraggio della Covid-19.
Un test salivare molecolare sarebbe infatti meno invasivo per le persone con autismo o con altre disabilità: il tampone naso-faringeo rappresenta infatti un ostacolo per gli autistici, perché non si lasciano toccare e non stanno fermi.
Le donne, l'autismo e la disabilità stanno attraversando un drammatico periodo a causa delle misure restrittive imposte dal governo Conte. Misure di contenimento che non lasciano scampo ad alcune regioni d'Italia, in particolare la Lombardia, il Piemonte e la Calabria, visti i contagi da Covid-19 in continuo aumento. Il problema è che, a fronte di tali misure contenitive, allo stato attuale non esistono misure assistenziali a compensazione per i caregivers, che la maggior parte delle volte sono donne.
Donne che rischiano di essere dimenticate per dare spazio a una semplice autocertificazione. Per questo Noi per l'Autismo ha deciso di lanciare sulla piattaforma change.org la petizione 'Noi da sempre in lockdown', più inclusione per le donne, l'autismo e la disabilità.
I caregivers sono donne
Secondo un'indagine realizzata da Ipsos per Farmindustria, l’Associazione delle Imprese del farmaco aderente a Confindustria, su un campione di donne italiane maggiorenni emerge che nell'86% dei casi è proprio la donna a ricoprire troppi ruoli e compiti, con diversi gradi di intensità. I bisogni familiari relativi alla salute risultano di competenza delle donne, che sono presenti al momento della prevenzione (66%), vegliano sul percorso terapeutico (65%), sono l’interlocutore privilegiato del medico nella fase della diagnosi (58%) e della terapia (59%).
Mamme insegnanti di sostegno, educatrici e lavoratrici
Anche sotto il profilo scolastico, ancora una volta sono le donne che durante il lockdown si occupano di ricoprire il ruolo di insegnante di sostegno o di educatrice per permettere all'alunno con autismo di rimanere - anche con la didattica a distanza - allo stesso livello dei propri compagni. Ma contemporaneamente la donna, la mamma, spesso deve anche lavorare in smart working e occuparsi della famiglia. Uno scenario replicabile anche per gli uomini, per i papà, ma il più delle volte è la donna che ricopre più ruoli contemporaneamente senza pensare al rischio di isolamento. Un rischio che si aggiunge a quello delle classi ghetto: nel vedere un alunno che si trova da solo in classe sembra di tornare alle classi speciali di una volta.
Un salto all'indietro non da poco, con tanto di schiaffo all'inclusione e alla socializzazione che è preferibile evitare.
E poi arriva anche la denuncia di diverse associazioni, che alla stampa annunciano la mancata ripresa degli interventi riabilitativi, o dello sport a cui le persone con autismo sono solitamente attratte, come il nuoto o l'ippoterapia. Attività che se legate alla scuola e all'apprendimento, posso portare a buoni risultati, sia in termini didattici che in miglioramento delle condizioni generali. Senza naturalmente contare i loro diritti.