Il ministro italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Paolo Gentiloni, si trova in questi giorni a Cuba, dove ha incontrando alcuni dei massimi esponenti politici dell'isola caraibica, con il fine di rafforzare le relazioni tra i governi di Roma e L'Avana. La sua permanenza cubana rappresenta una nuova tappa del suo viaggio in America Latina, che già lo ha visto fermarsi in Messico.

Il ministro è accompagnato in questa serie di visite diplomatiche dal sottosegretario di stato Mario Giro.

La stampa locale ha salutato con grande entusiasmo la presenza di un rappresentante dell'esecutivo italiano sull'isola, ricordando che tra i due Paesi sono intercorsi sempre buoni rapporti nonostante alcune posizioni molto distanti, soprattutto a causa della guerra fredda, nonché i vincoli storici e culturali che li legano. In primo luogo, Gentiloni ha incontrato il suo omologo cubano, il ministro Bruno Rodríguez Parrilla, con il quale ha rinnovato l'amicizia tra i due stati e proposto un piano per implementare la cooperazione economica tra i due Paesi, in base all'aggiornamento del modello economico socialista che il governo comunista sta mettendo in pratica negli ultimi tempi.

Altri campi nei quali i due Paesi si sono detti pronti a collaborare sono il turismo, l'energia rinnovabile, la scienza e la cultura, come riportato dall'agenzia stampa Prensa Latina.

Nella giornata di ieri, poi, Gentiloni ha avuto anche l'occasione di incontrare personalmente il capo di stato cubano, Raúl Castro Ruz. In questo caso, come nel precedente, le due parti hanno rinnovato il loro impegno a sviluppare le relazioni bilaterali, aumentando gli scambi economici e la cooperazione tra le due entità statali.

Le autorità cubane hanno infine tenuto a ringraziare, a nome del popolo dell'isola, l'Italia per essersi da tempo opposta all'embargo economico che gli Stati Uniti hanno messo in atto contro Cuba nel 1962, posizione che le autorità italiane hanno più volte espresso nella sede del Consiglio Generale delle Nazioni Unite, nonostante gli stretti rapporti esistenti tra Roma e Washington.