Lo avevamo annunciato all'inizio del mese: col ddl Cirinnà in calendario al Senato ne avremmo visto delle belle. Ed eccoci all'ennesima puntata di quella che, non fosse che sono in ballo i diritti di centinaia di migliaia di persone, parrebbe una telenovela senza fine. La discussione su diritti civili e stepchild adoption è rimasta accantonata per quasi tre anni. Dopo la calendarizzazione, un colpetto alla volta sembra pronta a uscire dal calendario per tornare nel cassetto.
La novità è che non si discuterà più il 26 gennaio, ma il 28 per far posto al ddl Boschi, la cui discussione è prevista il 19 con voto finale il 20. Insomma, le riforme istituzionali, prima dei diritti delle coppie di fatto.
Unioni civili: cosa si nasconde dietro lo slittamento
Ascoltare le opposizioni, per una volta unite, può essere illuminante. Si scopre che il Governo vuole a tutti i costi ottenere parere favorevole sul ddl Boschi e così lo inserisce a forza in calendario giusto il giorno prima del rinnovo delle nomine nelle Commissioni Parlamentari. Non è finita: prima della discussione sulle unioni civili si discuterà una mozione di sfiducia del Governo.
Le opposizione insorgono: Il Governo pratica voto di scambio, barattando presidenze, vicepresidenze e altre nomine nelle Commissioni, nonché la salvezza del Governo stesso, con un voto favorevole al ddl Boschi.
Le associazioni Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) hanno a loro volta spostato al 28 la manifestazione da tenere nei pressi del Senato a sostegno di quelli che, ricordano, sono diritti già concessi ai Parlamentari omosessuali. Confermato di contro per il 30 gennaio il Family Day, l'appuntamento cattolico contro i principi pro unioni civili e stepchild adoption contenuti nel ddl Cirinnà.
Non fosse abbastanza disarmante il quadro che la politica dipinge di sé, la maggioranza rimane divisa.
Risultano non meno di trenta senatori decisi ad ogni costo a bocciare il ddl Cirinnà. Per la maggioranza, questa discussione è una grossa gatta da pelare: se passerà il sì, si inimicherà l'elettorato cattolico; se passerà il no, quello di sinistra. La tentazione di arrivare a un nulla di fatto appare troppo forte perché il Pd possa perdere voti, proprio mentre è in caduta libera, sulla questione unioni civili.