Ore 19 del 25 febbraio 2016: il Senato ha completato la votazione per l’approvazione del ddl 2081 Cirinnà sulla "Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze". La Senatrice Cirinnà ha festeggiato il tanto bramato risultato con i compagni di partito e con il Presidente del Senato Pietro Grasso. Ora l’emendamento farà il suo passaggio alla Camera dei Deputati ma alcuni schieramenti mettono già le mani avanti anticipando che si asterranno dal votare. Si è trattato senza dubbio di un passo importante per l’Italia che finalmente si allinea a gran parte degli Stati Europei che già da tempo possiedono leggi di questo genere riguardanti le unioni civili per i cittadini omosessuali.

Per ottenere ciò è stato necessario sacrificare le richieste riguardanti le adozioni e l’obbligo di fedeltà.

Nel complesso la votazione si è svolta con regolarità: 173 sì, 71 contrari e nessun astenuto. I membri del Partito 5 Stelle sono usciti dall’aula prima della conclusione, i senatori Formigoni, Marinello e Sacconi avevano invece anticipato durante il dibattito che non avrebbero votato la fiducia. Qualche tafferuglio si è verificato verso la fine del procedimento e durante la proclamazione dei risultati. 

Le reazioni dei politici 

Tra i politici vi è stato chi, come il ministro dell’Interno Alfano, ha esultato al termine della votazione affermando che "Abbiamo impedito una rivoluzione contro natura e antropologica".

Ma il tempo delle proteste dei benpensanti pare essere terminato lasciando spazio alla parità per tutti. Una parità non ancora totale ma utile a far ragionare chi è rimasto indietro con i tempi.

A Montecitorio sarà inevitabile scontrarsi ancora con i 5 Stelle che dichiarano ormai da giorni la loro intenzione di votare no, primi fra tutti gli organizzatori del Family Day Mario Adinolfi e Massimo Gandolfini.

La Senatrice PD Monica Cirinnà continuerà la sua battaglia cominciata al governo il sedici febbraio, giorno in cui si decise di procedere con la fiducia, pur conscia che l’assenza della stepchild adoption resterà per lei un rammarico.

Se i tempi previsti da Renzi, che intende concludere il tutto nel minor tempo possibile per evitare ulteriori polemiche, verranno rispettati è possibile che la legge entri in vigore a partire dal mese di aprile.