A volte il rattoppo è peggio del buco. Chissà se Beppe Grillo sta pensando a questa massima popolare in ore così frenetiche e anche un po’ drammatiche per lui e il suo movimento, sulla graticola per la sortita europea così maldestramente gestita. Sì, perché dopo il rifiuto dell’Alde (Alleanza dei liberali e dei democratici per l'europa) ad accettare i cinquestelle nel loro gruppo al Parlamento europeo, adesso è scoccata l’ora della marcia indietro.

E quindi, dopo aver pensato di sposare l’europeismo liberale, strenuo difensore dell’euro, mandando in soffitta un bel po’ di euroscettismo, ecco nel giro di una nottata il ritorno di fiamma per il fautore della Brexit, quel Nagel Farage a capo dell’Ukip, che di certo chiederà un prezzo alto per tenere i 17 eurodeputati grillini nelle fila dell’Efdd (Europa della libertà e della democrazia).

Grillo e la diplomazia del telefono

Sembra che tra Grillo e Farage ci sia stato un colpo di telefono, teso a stemperare gli animi, seguito da una conference call a cui ha partecipato anche Davide Casaleggio.

Ma la cortesia non ha di certo ammorbidito il leader britannico, che ha dettato le sue condizioni. E così via il primo scalpo, quello di David Borrelli, vicepresidente dell’Efdd, reo di aver condotto la trattativa con Guy Verhofstadt a capo dell’Alde. In più dovrebbe pagare anche il funzionario italiano che l’ha affiancato in quest’avventura a cui non verrà rinnovato il contratto. Poi dagli uomini si passa alle poltrone. Farage vorrebbe rimettere le mani sul coordinamento delle attività dell’Efdd almeno in un paio di commissioni europarlamentari finora delegate ai cinquestelle: quella sull’ambiente (Envi) e quella sulle libertà pubbliche (Libe) e cioè legata a diritti civili, giustizia e immigrazione.

Tutto questo per tentare di forzare la mano agli italiani e allinearli su posizioni più euroscettiche, limitandone l’autonomia.

L’asso di Grillo

Anche Farage però deve stare attento: di fatto ha tutto l’interesse a che i cinquestelle restino con lui: senza gli eurodeputati M5S, il suo gruppo si ridurrebbe dai 45 attuali a 27 componenti di sette diverse nazionalità. Il numero minimo per costituire un gruppo è 25 eurodeputati di sette stati diversi. E quindi risulta chiaro, al di là delle risorse finanziarie che verrebbero tagliate drasticamente per la riduzione dei componenti del gruppo, come l’agibilità politica dell’Efdd sarebbe molto limitata: al minimo disaccordo interno tutto potrebbe saltare.

Grillo, quindi, ha da giocare quest’asso che vale davvero la partita sull’autonomia dei suoi uomini all’interno dellEfdd.

Grillo e Farage separati in casa

Ma sta di fatto che si prospetta una situazione da separati in casa molto difficile da gestire. Così come sarà altrettanto complicato, dopo questa brutta esperienza, tenere compatto il gruppo degli eurogrillini ed evitare defezioni verso altri lidi. E per non farsi mancare nulla, pensate alle energie da spendere per recuperare nei confronti di una base del movimento, online o no, sempre più disorientata. Insomma, dopo le disavventure di Roma ecco quelle di Bruxelles: viene da pensare che forse per Grillo sia meglio girare alla larga dalle capitali europee.