E alla fine fiducia fu. Come ormai avviene sempre più spesso, il Governo ha deciso di affidarsi alla "solita" questione di fiducia per ottenere la necessaria maggioranza per la conversione del decreto che salverà dalla bancarotta la Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Dopo la liquidazione coatta dei titoli, si è passati al voto sul testo.

La fiducia è stata posta sull'ultimo documento redatto dalla Commissione Finanze: per mancanza di tempo ci sono state poche, pochissime modifiche rispetto a tutte quelle che erano state richieste.

L'interessante proposta del relatore Giovanni Sanga, che prevedeva tra le altre cose una maggiore responsabilizzazione dei manager, non vedrà quindi mai la luce. Il decreto dovrebbe fondamentalmente essere votato così com'è: il governo stesso ha rinunciato al "suo" emendamento pur di non correre rischi, ad un costo pubblico di circa 17 miliardi.

Le proteste del Movimento 5 Stelle

La marcata antipatia dei parlamentari pentastellati nei confronti del piano di salvataggio non era un segreto già da tempo, e infatti le vibranti proteste del Movimento 5 Stelle non hanno tardato a farsi sentire alla notizia della questione di fiducia.

Nel momento in cui il ministro per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro ha annunciato la decisione dell'Esecutivo sul decreto-legge, l'intera Camera è piombata nel caos sotto le proteste dei parlamentari grillini. Le manifestazioni di dissenso sono state accompagnate da molti salvadanai in ceramica contenenti delle monetine (a simboleggiare la presunta "truffa" ai risparmiatori veneti), e da uno striscione recante le scritte "Ladri di risparmi" e "No al ricatto delle banche". Si ricorda tuttavia che, dopo l'ingresso del gruppo Intesa San Paolo, gli sportelli dei due istituti bancari in esame hanno continuato a lavorare regolarmente.

Anche il blog del leader di M5S, Beppe Grillo, non ha tardato a farsi sentire.

Oggi, infatti, è stato scritto: "Non sappiamo cosa vorrà dire domani essere fascisti, sappiamo cosa vuol dire oggi: il governo metterà la fiducia sul decreto banche per dare altri 17 miliardi di euro pubblici e salvare il c**o dei banchieri mentre 10 milioni di italiani sono a rischio povertà e 250.000 emigrano ogni anno. Ma questo non è fascismo, è solidarietà". Un messaggio aspro, simile ai toni già utilizzati dal leader del partito in altre occasioni, che ormai sono noti tanto ai suoi elettori quanto ai suoi detrattori.

La dichiarazione è una chiara provocazione verso l'altro progetto in discussione in Parlamento in questi giorni, il nuovo disegno di legge "antifascismo", proposta a cui proprio il Movimento Cinque Stelle - supportato da parte della destra - si è fermamente opposto.