Da molto tempo, ormai, il timore che la Corea del Nord possa lanciare ulteriori missili e portare all'estremo il proprio programma nucleare sta coinvolgendo le amministrazioni di tutto il mondo. Da tutto il pianeta si paventa il pericolo concreto dell'inizio di una catastrofica guerra e la Svizzera parrebbe giocare un ruolo fondamentale da mediatrice nel gestire la crisi tra gli Stati coinvolti.
Da qualche tempo, infatti, la Svizzera si sarebbe offerta come mediatrice nella controversia tra USA e Corea del Nord. La Confederazione elvetica, in realtà, è sempre stato storicamente un Paese neutrale e lo è stato anche nei confronti della Repubblica Popolare della Corea del Nord sin dalla fine della guerra di Corea quando venne firmato l'armistizio. Nonostante ciò, pur non esponendosi mai, è sempre stato il paese europeo che ha cercato di collaborare maggiormente con Pyongyang. A riportare la notizia del ruolo della Svizzera nell'odierno conflitto è stato Alejandro Cao de Benòs, delegato del governo della Corea del Nord ed unico occidentale che collabora per il regime di Kim-Jong-un.
In Svizzera, a suo dire, Pyongyang starebbe cercando di mantenere relazioni su vari livelli perché crede che la Confederazione elvetica possa avere un ruolo fondamentale: sarebbe l'unico Paese in grado di far capire agli Stati Uniti che un'azione militare ed una conseguente invasione all'interno del territorio nordcoreano peggiorerebbero solamente le cose. La Corea del Nord, però, precisa Alejando Cao de Benòs, non intende servirsi della Svizzera per dialogare con il resto del mondo. Sono senz'altro utili ed accettati dal governo nordcoreano tutti gli aiuti ed i tentativi degli altri Stati atti a far sì che gli USA riconoscano i diritti di Pyongyang. Anche il governo della Corea del Nord, quindi, sembrerebbe privilegiare la soluzione diplomatica, nonostante i fatti stiano dimostrando il contrario.
La Corea del Nord non è aggressiva
Pyongyang non ha attaccato nessuno, afferma Alejandro Cao de Benòs. La Corea del Nord è una piccola realtà composta da 25 milioni di persone che quotidianamente combattono per la propria sopravvivenza. La potenza balistica e nucleare del Paese sarebbe stata creata, dunque, come arma difensiva per prevenire una possibile invasione degli USA. I casi dell'Iraq, Afghanistan e Libia avrebbero imposto alla Corea del Nord di creare una forte strategia difensiva in grado di combattere gli Stati Uniti d'America. Un esercito tradizionale non sarebbe stato in grado, infatti, a detta di Alejandro Cao de Benòs di contrastare la potenza americana. Kim-Jong-un, per questo motivo, avrebbe sviluppato la bomba H ed avrebbe optato per l'espansione del proprio programma nucleare: lo scopo sarebbe solamente quello di impedire un'eventuale invasione degli USA nel territorio nordcoreano.
Perché la situazione sta degenerando
Se gli Stati Uniti avessero tentato di promuovere soluzioni diplomatiche con Pyongyang come fece il Presidente Clinton durante il suo mandato e se, molti anni fa, l'America avesse firmato il trattato di pace che avrebbe decretato la fine della Guerra di Corea che continua imperterrita dal 1950, probabilmente la situazione non sarebbe degenerata fino a questo punto. Per questo motivo non è rimasta altra scelta a Kim-Jong-un che promuovere il nucleare per la propria sussistenza. Questa la giustificazione dell'odierna condotta del leader nordcoreano.