Passi avanti nel campo delle neuroscienze e della medicina sono stati compiuti anche quest'anno, grazie agli studi condotti direttamente sull'essere umano. Essi contribuiscono, assieme alle preziose e insostituibili indicazioni provenienti dalla ricerca animale, alla comprensione dei meccanismi di funzionamento del cervello in condizioni fisiologiche e patologiche. Quanto segue rappresenta una selezione dei lavori neuroscientifici condotti sull'uomo, pubblicati su riviste scientifiche internazionali e catalogati su "PubMed".

Aperta una nuova strada per la cura dell'Alzheimer

Un gruppo di neuroscienziati del Trinity College di Dublino ha analizzato le caratteristiche strutturali di campioni di tessuto nervoso prelevati da pazienti affetti dal morbo di Alzheimer e conservati alla Dublin Brain Bank. In questo modo, i ricercatori irlandesi hanno rilevato che la barriera ematoencefalica, il potente filtro che regola lo scambio di sostanze tra il cervello e il sangue, funziona in maniera anomala nei pazienti colpiti dal morbo di Alzheimer, e non permette di smaltire le proteine difettose prodotte dai neuroni.

La scoperta, pubblicata su Science Advances, è di fondamentale importanza per mettere a punto nuove terapie contro l'Alzheimer, che riescano a ripulire periodicamente i il tessuto nervoso dalle proteine di scarto e a ripristinare il corretto funzionamento dei circuiti nervosi.

Scoperto il neurotrasmettitore che non funziona nell'autismo

Una delle più importanti reti di neuroni del cervello umano, ovvero la rete che usa come neurotrasmettitore l'acido gamma-ammino butirrico (GABA), non funziona correttamente nell'autismo. Questa scoperta potrebbe aprire nuove strade di prevenzione, diagnosi e terapia. Infatti il GABA è implicato in tutti i processi di sviluppo della corteccia cerebrale che avvengono prima della nascita e nei primi anni di vita e che coinvolgono, tra gli altri, i circuiti deputati alla percezione sensoriale, al linguaggio e agli skills sociali. Lo studio è stato pubblicato su Current Biology.

Un derivato della cannabis contro l'epilessia refrattaria ai farmaci

I neurologi del Langone Medical Center alla New York University hanno dimostrato che il cannabidiolo, un estratto della cannabis, riduce la frequenza delle crisi epilettiche nei bambini e nei giovani affetti da epilessia refrattaria ai farmaci.

Inoltre, i neurologi americani hanno anche verificato che la somministrazione del cannabidiolo non provoca effetti collaterali significativi ed è ben tollerata dall'organismo. Lo studio ha coinvolto più di 200 pazienti ed è stato pubblicato su Lancet Neurology.

Decodificare il linguaggio parlato dai segnali elettrici cerebrali

A partire dall'attività elettrica registrata con elettrodi apposti sulla superficie corticale di pazienti epilettici, un gruppo di ricercatori tedeschi e americani è riuscito a ricostruire suoni, parole e frasi pensate dai pazienti. Il sistema messo a punto per raggiungere quest'obiettivo si chiama Brain-To-Text e, sulla base di un algoritmo di riconoscimento automatico del linguaggio, associa suoni, parole e frasi a particolari schemi di attività elettrica cerebrale.

Poi ripercorre il processo al contrario e riesce a ricostruire il linguaggio dall'attività elettrica cerebrale con un buon grado di precisione. Lo studio è stato pubblicato da Frontiers in Neuroscience.

L'efficacia della mindfulness meditation nella depressione

Le persone con una storia caratterizzata da crisi depressive ricorrenti hanno una elevata probabilità di andare incontro a recidive o ricadute. Per prevenire questi eventi si ricorre a una terapia farmacologica di mantenimento che duri almeno 2 anni. Uno studio randomizzato, caso-controllo, che ha coinvolto più di 400 pazienti e pubblicato su Lancet ha dimostrato che la mindfulness meditation è efficace quanto il trattamento farmacologico nel prevenire le ricadute e le recidive in pazienti con una storia di depressione alle spalle.