Molti risultati clinici finora raccolti, pubblicati nel dicembre 2015 sulla rivista scientifica “Nutrients”, dimostrano che l’assunzione dei micronutrienti e degli acidi grassi può proteggere in maniera significativa la Salute umana dall'inquinamento dell’aria.
Danni da materiale particolato (PM) nell’inquinamento atmosferico
Il materiale particolato più piccolo di 2.5 µm (PM2.5) ha la capacità di diffondersi, attraverso i bronchioli, agli alveoli polmonari, e di produrre risposte infiammatorie locali e sistemiche. Circa l’80% della popolazione mondiale vive in ambienti che eccedono le linee guida di qualità (AQG) stabilite dall’Organizzazione Mondiale sulla Salute (WHO).
Nonostante ci siano molti sforzi regolatori ed ambientali in tutto il mondo per ridurre l’esposizione dell’uomo all’inquinamento dell’aria (come tutti noi abbiamo notato, soprattutto in queste settimane), la percentuale di mortalità cardiovascolare e respiratoria sta aumentando, soprattutto negli ambienti urbani.
Altro problema urgente ed importante è l’asma, di cui soffrono 300 milioni di persone in tutto il mondo, poichè tra i fattori ambientali (come allergeni e virus) che contribuiscono allo sviluppo ed alla progressione di questa malattia, l’inquinamento dell’aria è responsabile per il 15% del peggioramento di questa affezione.
Negli individui esposti al PM2.5, l’attività di molti enzimi coinvolti nel sistema antiossidante di difesa (catalasi, gutatione transferasi) è danneggiata, ma può essere rafforzata e coadiuvata dall’aggiunta di sostanze anti-ossidanti.
Effetto benefico dei micronutrienti e degli acidi grassi sui danni da inquinamento atmosferico
Lo stress ossidativo è elevato nei pazienti asmatici, ed i livelli di antiossidanti endogeni (vitamina C ed E) sono bassi.
Una dieta contenente frutta e vegetali, ricca non solo di vitamina C ed E, ma anche di carotenoidi e vitamine B (B2, B6, B12 ed acido folico, fattori chiave del metabolismo dei lipidi e delle proteine), è in grado di proteggere le vie bronchiali dall’inquinamento dell’aria e di ridurre il rischio di peggioramento dell’asma.
L’inquinamento dell’atmosfera riduce anche la quantità delle radiazioni solari UVB che raggiungono la terra. Essendo il 90% del nostro fabbisogno di vitamina D prodotto dalla luce solare, la conseguenza è un’insufficiente trasformazione di 7-deidrocolesterolo in vitamina D3. La deficienza di questo micronutriente può indurre malattie cardiovascolari, osteoporosi, diabete di tipo 2 e cancro.
In questi casi è necessario trarre vitamina D da vari alimenti, come i pesci a maggior contenuto di grassi (sgombro, merluzzo, aringa, anguilla, sardina, salmone, alice, trota, pesce spada e tonno), derivati del latte, tuorlo d’uovo o, direttamente, supplementi di vitamina.
Anche gli acidi grassi Omega-3 PUFA contenuti nella soia, nelle verdure a foglia verde, nelle noci e nel pesce, hanno dimostrato di modulare significativamente lo stress ossidativo indotto dal PM2.5, aumentando l’attività degli enzimi antiossidanti endogeni (superossido-dismutasi e glutatione-transferasi).
Gli studi raccolti finora, dunque, confermano che l’impatto di alcuni inquinanti come il PM2.5 sulla salute può essere modificato dall’assunzione di micronutrienti essenziali (vitamine B, C, E, D) ed acidi grassi poliinsaturi omega-3 a lunga catena (PUFA). Le proprietà anti-ossidanti ed anti-infiammatorie di queste sostanze possono prevenire lo sviluppo delle malattie croniche, cardiovascolari e polmonari.