Un gruppo di neuroscienziati dell'Università di Harvard ha rivelato che i deficit comportamentali osservabili nei pazienti affetti da autismo si associano anotevoli anomalie a carico dei circuiti nervosi che utilizzano l'acido gamma-ammino butirrico (GABA), ovvero il neurotrasmettitore inibitorio più diffuso a livello della corteccia cerebrale umana. Lo studio, pubblicato su Current Biology, è senza precedenti perché mai prima d'ora il malfunzionamento di un sistema neurotrasmettitoriale era stato collegato all'autismo nell'essere umano,e apre la strada alla comprensione dei meccanismi e delle cause dell'autismo, a nuovi strumenti diagnostici e, a lungo termine, alla messa a punto di nuovi trattamenti.

L'ipotesi del ruolo del GABA nell'autismo

Nella corteccia cerebrale il GABA svolge una funzione di fondamentale importanza per la corretta elaborazionedell'informazione da parte dei circuiti nervosi. Infatti, i neuroni che producono erilasciano GABA tendono a inibire l'attività elettrica dei neuroni con cui si connettono tramite sinapsi chimiche garantendoil corretto assemblaggio dei circuiti nervosidurante lo sviluppo, sincronizzando i neuroni coinvolti in uno stesso compito, selezionando e filtrando gli inputsensoriali e, infine, tenendo sotto controllol'attività elettrica della corteccia cerebrale.

Il malfunzionamento dei circuiti neurali gabaergici, ovvero che utilizzano il GABA come neurotrasmettitore, è una delle cause dell'epilessia, malattia neurologica caratterizzata da un'attività elettrica incontrollata.

Numerosi dati ricavatiin modelli animali di autismo hanno portatoa ipotizzare che il GABA sia fortemente coinvolto anche nelle manifestazioni cliniche dell'autismo. Tuttavia, fino ad oggi mancavauna prova scientifica che corroborasse in maniera convincente tale ipotesi e che, soprattutto, fosse ottenutadirettamentesull'essere umano.

La conferma sperimentale dell'ipotesi nell'uomo

"Ci siamo concentrati su due aspetti dell'autismo" afferma in aperturaCaroline Robertson che, insieme alle colleghe Eva-Maria Ratai e Nancy Kanwisher, ha curato la ricerca "una ridotta capacità di selezionare gli stimoli sensoriali, infatti si dice che il cervello della persona affetta da autismo viene inondato dagli input sensoriali, e l'elevata incidenza di crisi epilettiche.

Entrambi questi aspetti fanno pensare a un coinvolgimento dei circuiti inibitori gabaergici". Per valutare le anomalie nella percezionedegli input sensoriali, le neuroscienziate di Harvard hanno utilizzato il test delle 'rivalità binoculare' in cui all'occhio sinistro viene presentata una immagine molto diversa da quella presentata all'occhio destro, per esempio una mela e un cavallo: la percezione visiva di un soggetto sano oscilla ogni 3 secondi tra il cavallo e la mela. Per misurare i livelli di funzionamento dei circuiti gabaergici, invece, le tre ricercatrici hanno utilizzato la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare.

"Il test ha rivelato che la persona affetta da autismo"spiegaCaroline Robertson "gestisce con più difficoltà la doppia stimolazione visiva e l'oscillazione della percezione avviene su tempi quasi raddoppiati, indice di una lentezza dei circuiti inibitori.

Questa anomalia si associa in maniera specifica e robusta a notevoli anomalie nei livelli di funzionamento dei circuiti gabaergici nella zona di cervello deputata all'elaborazione degli stimoli visivi". Lo studio non solo fornisce una chiave di lettura affidabile di alcuni aspetti dell'autismo, aprendo la strada a nuovi trattamenti preventivi o curativi, ma offre anche un test di facile esecuzione per la diagnosi precoce.