Il suo acronimo KPC, sta per Klebsiella Pneumoniae Carbapenemasi, si tratta di un nuovo batterio killer, resistente anche ai più potenti antibiotici in commercio che ha sta mettendo paura e facendo gridare all'allarme molti. Tanto è vero che il superbatterio è stato descritto nel corso del convegno della Sita, la società italiana di terapia antinfettiva, che si sta svolgendo in questi giorni a Santa Margherita Ligure. In questa sede, di fronte ad una platea in cui sono riuniti i più importanti infettivologi italiani oltre a lanciare l'allarme su questo nuovo superbatterio è stato, nello stesso tempo, dato inizio alla campagna "Antibiotici - la nostra difesa numero 1" e sono stati dati utili consigli terapeutici per contrastare la proliferazione di questo nuovo batterio killer per il quale, al momento, non esiste una terapia farmacologica specifica.

Perché il KPC è resistente agli antibiotici

Il KPC è solo uno dei diversi casi di batteri che, sempre più di frequente, si stanno rivelando resistenti a qualsiasi tipo di terapia antibiotica.

Il motivo fondamentale, secondo gli infettivologi riuniti a Santa Margherita Ligure, e per il quale è stato dato il via alla campagna sugli antibiotici, è l'uso scorretto di questi farmaci, o abusandone o non seguendo correttamente la terapia consigliata, cosa che genera come conseguenza a medio termine lo sviluppo della farmacoresistenza da parte dei batteri come il KPC. E questo genera purtroppo molti decessi.

Di che tipo di batterio si tratta

Secondo Matteo Bassetti, dell'Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine e vicepresidente della Sita, ci troviamo di fronte a un batterio che, attraverso dei processi di mutazione ha progressivamente mutato il proprio patrimonio genetico divenendo altamente resistente agli antibiotici e essendo causa, in prevalenza, di infezioni di vario genere che spaziano da quelle polmonari a quelle del sangue. Dato che, come spiega Bassetti, questo superbatterio si è dimostrato resistente alla terapia con l'ultima classe di antibiotici sviluppata che sono i più potenti, attualmente non abbiamo a disposizione una terapia specifica. L'unica alternativa possibile è sviluppare una terapia multi-farmaco, cioè un cocktail di antibiotici in grado di sconfiggerlo.

Anche perché il tasso di mortalità associato a questo batterio è estremamente alto. Il decesso si verifica infatti nel 50% dei casi di infezione. Bassetti ribadisce che il problema fondamentale da risolvere, affrontato anche nell'ultimo G7 dei Ministri della Salute che si è svolto recentemente a Milano, è quello dell'utilizzo corretto degli antibiotici La battaglia, per gli infettivologi del Sita, si articola in due differenti direzioni. Da una parte una campagna di sensibilizzazione sull'uso corretto dei farmaci e dall'altra un'azione di pressione sul Governo perché consenta una maggiore libertà di sperimentazione di nuove molecole per sviluppare gli antibiotici necessari.