Prima di tutto e soprattutto, l’intestino! Sappiamo bene che avere un intestino in ordine è la precondizione per stare bene, sappiamo anche che molte patologie, non solo quelle localizzate nel tratto gastro-intestinale, si originano proprio da un’alterazione del microbiota intestinale. Ora molte biotech, soprattutto negli Stati Uniti, stanno investigando le potenzialità offerte dal controllo di questo microbiota nell’ambito di terapie come quelle oncologiche. E’ il caso di Seres Therapeutics che, in collaborazione con MD Anderson Cancer Center e il Parker Institute for Cancer Immunotherapy, sta studiando il microbiota intestinale associato all’immunoterapia (inibitori PD-1).
I batteri nella lotta contro il cancro
Non tutti i pazienti oncologici rispondono allo stesso modo quando sono sottoposti a terapie antitumorali. E’ del tutto ovvio che ogni singolo tumore è diverso dall’altro, così come ogni singolo paziente è diverso dall’altro. Ma, stante le ultime evidenze scientifiche, anche il microbiota - ovvero l’insieme di microorganismi (batteri, funghi, protozoi e anche virus) che albergano nel nostro organismo - influenza l’esito di una terapia. Proprio nel mese di aprile di quest’anno, la rivista Nature ha pubblicato una review, a firma di S. Roy e G. Trinchieri, intitolata “Microbiota: a key orchestrator of cancer therapy”.
Questa recensione aveva messo in evidenza dati sperimentali a supporto della tesi che il microbiota intestinale influenza la carcinogenesi (formazione del tumore e formazione delle metastasi) e la risposta alle terapie antitumorali, non solo a livello intestinale.
Ulteriore conferma è arrivata dalla tecnica del trapianto fecale, ovvero la procedura che prevede il trasferimento di materiale fecale contenente microbiota, da un individuo all’altro. Quando questo avviene da un paziente che risponde ad una terapia antitumorale ad un secondo paziente poco sensibile alla terapia, dopo il trapianto fecale anche quest’ultimo inizia a rispondere alla terapia.
Per tutto questo i ricercatori sono sempre più convinti che i vantaggi di una chemioterapia, così come di una radioterapia o una immunoterapia, dipendono in modo rilevante dalla composizione del microbiota. Il progetto della Seres Therapeutics si colloca proprio in questo ambito.
Verso una maggiore personalizzazione
Abbiamo visto cosa si intende per microbiota ma spesso si parla anche di microbioma, termine a volte confuso con il precedente.
In realtà il microbioma indica il patrimonio genetico dei microrganismi che compongono il microbiota. La composizione del microbiota – e quindi il microbioma – si completa già dopo i prima anni di vita. Così quando un bambino inizia a frequentare la prima elementare ha un suo patrimonio microbiotico. E tale resterà per tutta la vita, se non subentrano malattie o fattori esterni ad alterarlo.
Circa l’80% delle cellule del sistema immunitario è presente nel nostro intestino, ma queste cellule migrano in continuazione nel nostro organismo, favorendo o sfavorendo l’insorgenza di malattie o la diffusione di un tumore, fino ad arrivare ad influenzare molteplici aspetti della nostra condizione di Benessere.
Poter quindi conoscere il proprio microbiota può rappresentare un ulteriore passo avanti verso la cosiddetta “medicina personalizzata”. Siamo ancora lontani da una condizione di questo tipo ma studi come quello che abbiamo descritto sopra vanno proprio in questa direzione.
Roger Pomerantz, CEO di Seres, ha dichiarato che l’obiettivo di questo progetto è arrivare, nel 2018, alla sperimentazione clinica randomizzata contro placebo, nel trattamento del melanoma metastatico. Ai pazienti verrà somministrato una terapia anti PD-1 – da scegliere tra i due farmaci attualmente disponibili (Keytruda, di MSD e Opdivo, di Bristol-Myers Squibb), insieme al microbioma di Seres.
Seres, partecipata da Nestlé, è diventata la prima azienda produttrice di farmaci basati sul microbioma.
Come detto, sono molte le aziende biotech interessate in questo campo. E’ il caso delle biotech americane Vedanta Biosciences e Synlogic impegnate sempre nell’ambito oncologico, immunologici, la prima e antitumorali tradizionali, la seconda. O la francese Enterome, in collaborazione con BMS, per arrivare a sviluppare test diagnostici sul microbioma, informazioni utili prima di iniziare un trattamento oncologico.