Carl Ramons Rogers è stato uno psicologo statunitense del ventesimo secolo noto per i suoi studi sulla psicoterapia all’interno della corrente umanistica della psicologia. Benchè siano molteplici i contributi e le idee originali di Rogers per la costruzione della sua scienza della personalità, il suo concetto fondamentale è la struttura del Sé. Il Sé è un modello organizzato e coerente di percezioni, essenzialmente conscio di cui la persona è responsabile.
Ad un secondo livello di analisi, Rogers ha distinto due parti importanti della struttura: il Sé reale e il Sé ideale. Il Sé reale si riferisce alle percezioni della persona qui ed ora: vale a dire come sono le persone nel presente. Il Sé ideale si riferisce a tutte le ambizioni che l’individuo pensa di poter concretizzare per diventare ciò che vorrebbe essere. Alla base di questo assunto fondamentale Rogers si chiede: perchè alle volte le persone sviluppano un tipo di psicopatologia? Il dubbio nasce perché questi particolari comportamenti sono in contrasto con la visione degli uomini per lo psicologo: la natura degli uomini è essenzialmente positiva e rivolta al benessere psicologico.
La risposta rimanda ad un altro concetto fondamentale: la congruenza del Sé.
Per congruenza del Sé intendiamo una precisa corrispondenza fra due stati psicologici: il sé e l’esperienza. Un’incongruenza di questi due stati psicologici porta all’insorgenza dell’angoscia che genera, se pur inconsapevolmente, una risposta specifica da parte della persona che a sua volta attua dei meccanismi di difesa, quali la negazione e la distorsione. Alcuni suoi teorici contemporanei si sono occupati di trovare una precisa corrispondenza fra l’incongruenza del sé e dell’abuso di alcol. Perché le persone abusano di alcol e droga? Perché dopo una terapia molti hanno una ricaduta? Freud direbbe che molti soggetti con disturbi legati da una dipendenza di alcol e droghe usino il meccanismo di difesa della negazione per far fronte a sentimenti dolorosi.
Ciò nonostante non è mai stata condotta un’analisi su come i soggetti sperimentano questo bisogno nella loro vita. La questione diventa importante dal momento in cui i tossicomani o gli alcolisti affermano che fanno uso si droga per gestire sentimenti dolorosi, e in particolare, gli alcolisti riferiscono spesso di cercare nell’alcol un modo per cancellare gli aspetti negativi della propria vita. L’ipotesi base è che l’alcol riduca l’autocoscienza e che le persone con una forte consapevolezza di sé bevano proprio per ridurre gli aspetti disturbanti e alienanti.
In ricerche di laboratorio con bevitori sociali è stato riscontrato che individui con una maggiore consapevolezza di sé consumano maggiori quantitativi di alcolici a seguito di esperienza di fallimento rispetto ad altri che non hanno una grande consapevolezza di sé stessi.
Inoltre in uno studio sull’abuso dell’alcol tra gli adolescenti è stato verificato che l’uso quantitativo di sostanze deriva da esperienze accademiche non positive in soggetti che avevano una maggiore consapevolezza e autostima di sé. Le ricerche, inoltre, si sono interessate a individui che sono stati in terapia per ridurre questo problema. La ricaduta è stata riscontrata in quasi tutti gli individui dopo sei mesi di terapia poiché le cause principali venivano associate alla grande consapevolezza che le persone avevano di sé correlata all’insuccesso personale e alle emozioni negative.
Perché l’alcol crea dipendenza?
La spiegazione scientifica. Una delle aree delle neuroscienze su cui si è concentrata la massima attenzione è quella del funzionamento dei neurotrasmettitori, in particolare la dopamina e la serotonina.
La dopamina, è associata al piacere e viene descritta come “benessere” chimico. Gli animali tendono ad eseguire azioni che portano al rilascio di dopamina. Un modo per caratterizzare il circuito della dopamina è considerarlo un sistema di ricompensa. Se la dopamina fosse un omuncolo parlante il messaggio che comunicherebbe sarebbe il seguente: “Fallo ancora! Andava bene! E ricorda esattamente come lo hai fatto!”. Si ritiene infatti che le droghe stimolanti siano in grado di “mascherarsi” da dopamina e producano una sensazione di piacere dopo l’assunzione ma anche un senso di depressione che compare al termine dell’effetto. Anche la serotonina è coinvolta nella regolazione dell’umore: i farmaci moderni attenuano la depressione prolungando l’efficacia del neurotrasmettitore a livello della sinapsi e dei neuroni riducendo le esperienze effettive negative e accrescano il comportamento sociale affiliativo.
Questo è il punto centrare e di interesse della nostra spiegazione. Il motivo per cui l’alcol (e le droghe in generale) è così potente da creare una dipendenza dipende tutto essenzialmente da una condizione neuro-chimica: l’alcol contiene i neurotrasmettitori della dopamina e della serotonina che consentono alla persona che ne fa abuso, di auto-curarsi e abbandonare lo stato di stress che li opprime e a ridurre la percezione del dolore, sia fisico che psicologico. In conclusione diremmo che l’alcol può essere usato per ridurre la consapevolezza di sentimenti dolorosi, e come direbbe Charles Bukowski: “Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare; se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare; e se non succede niente, si beve per far succedere qualcosa.“