Ha dello straordinario quello che è accaduto lo scorso 15 giugno all’ospedale “Carlo Poma” di Mantova, dove una donna in coma ha partorito una bambina dopo un lungo intervento chirurgico. Alla fine delle 2 ore in sala operatoria il ginecologo che ha guidato le operazioni, Giampaolo Grisolia, ha trasferito la bimba nell’unità di terapia intensiva neonatale solo a scopo precauzionale. La donna, invece, dopo essere stata anestetizzata per via spinale, ha portato a compimento la miracolosa impresa ed ora è stata spostata anch’essa, temporaneamente, nel reparto di terapia intensiva coronarica per il monitoraggio post-parto.
La madre della piccola ha 33 anni e, da tre mesi, si trova in uno stato di coma, causato da un arresto cardio-circolatorio che ha successivamente scatenato un ictus con conseguenti danni ingenti di natura neurologica.
L’equipe di 30 medici che ha seguito passo dopo passo le varie e complesse dinamiche, ha dichiarato di aver visto la donna aprire più volte gli occhi ma di non aver registrato alcuna attività cosciente, particolare non di poco conto ma che, secondo i medici, non significano che fosse consapevole della nascita della bambina.
La potenza straordinaria della vita
A tre mesi dalla caduta in stato comatoso, neanche il più ottimista dei medici avrebbe potuto pensare ad un parto felice e lineare.
L’arresto cardiaco ed il successivo ictus avevano fatto propendere per una complicazione, forse fatale, delle condizioni della nascitura. Invece la neo-mamma, probabilmente in modo inconsapevole, ha messo al mondo una bambina in Salute.
Il normale decorso della vicenda avrebbe dovuto portare, teoricamente, alla morte del feto che, non più alimentato dal corpo attivo della madre, avrebbe potuto perdere tutto il proprio potere vitale.
Così non è stato e da Mantova arriva, quindi, un ennesimo “inno alla vita”. La paziente, infatti, non cosciente, avrebbe potuto subire un aborto spontaneo o indotto dal marito o dai genitori che, preoccupati per le condizioni di vita di entrambi, avrebbero potuto optare per l’interruzione di gravidanza con annessa facilitazione terapeutica.
Invece, contro ogni pronostico, le due eventualità non si sono presentate e, giunti allo snodo cruciale delle vicende, il responso è risultato positivo. Considerando l'anticipo del parto di un mese e il fatto che la madre non ha potuto aiutare attivamente i medici, l’operazione è stata portato a termine in modo perfetto. Rimane da indagare sulla possibilità che la madre, avendo aperto gli occhi, fosse davvero presente o se questo sia stato unicamente un riflesso incondizionato.