Era il 1962, Berlino era da poco stata divisa dal celebre muro e la guerra fredda gelava il sangue delle popolazioni mondiali, i Beatles erano ancora poco conosciuti. Nel frattempo a Milano, in quello che era un ‘Istituto per la maternità’ gestito dalla Provincia e che ora invece si è evoluto al presidio "Macedonio Melloni" collegato all’ospedale Fatebenefratelli (di Milano), una ragazza di 22 anni era sotto i ferri per un’operazione considerata di routine, che però si è trasformato per lei, motivo di malessere per buona parte della sua vita. I medici addetti all’intervento chirurgico, infatti, smarrirono accidentalmente un pezzo dell’ago di sutura nel corpo della giovane, all’altezza dell’addome.

Nonostante si fossero resi conto dell’accaduto (fatto rimarcabile per la presenza di una nota nel referto del ’62, che riporta la perdita di un frammento di ago nei muscoli della paziente, ma abbandonato in loco a causa di un rischio di lacerazioni più gravi), i chirurghi responsabili non 'mossero un dito'. Infatti, l'ago non solo non è stato estratto nei mesi successivi all’operazione (scelta giustificata nel referto), ma la giovane donna non è stata nemmeno avvertita di ciò che era accaduto durante l'intervento. Rimase del tutto ignara di avere un frammento di metallo all’interno del suo corpo.

La ragazza, originaria di Milano, è, così, rimasta del tutto all’oscuro riguardo la faccenda, venendo a scoprire il tutto solamente 38 anni dopo, con l’avvento del nuovo secolo quando, a causa di un altro problema di salute, si era vista obbligata a fare una lastra all’addome che avrebbe messo in luce la sagoma anomala dell’ago.

Dopo aver sofferto di dolori per anni, finalmente è, in questo modo, venuta a conoscenza della causa.

Un risarcimento con gli interessi

Nonostante tutto però, il riconoscimento del danno è avvenuto dopo altri 18 anni. Accompagnata dall’avvocato Giovanni Reho e sormontando i problemi dati dalla modifica della struttura ospedaliera, la donna è finalmente riuscita, a 78 anni di età, ad ottenere un risarcimento per il danno subito, con 56 anni di interessi dovuti.

Dai 36 mila euro pattuiti dalla Cassazione, la quota si è alzata a 200 mila. Inizialmente considerata una vicenda caduta in prescrizione, nata nel 2000 e rivalutata nel 2004, anno della scoperta dell’atteggiamento indebito tenuto dai chirurghi responsabili dell’intervento, dopo 56 anni si è ottenuta se non giustizia, una sorta di ammenda.