La nuova Politica migratoria statunitense di Donald Trump ha innalzato un vespaio di polemiche, arrivando a generare spaccature anche tra i repubblicani. In queste ultime ore, però, il presidente americano ha ben pensato di fare un passo indietro, firmando un provvedimento che impedisce l'allontanamento dei bambini dalle proprie famiglie al confine con il Messico. Infatti, in origine, in base alla strategia di "tolleranza zero" per contrastare il fenomeno dell'immigrazione illegale in Usa, il tycoon aveva predisposto anche la divisione dei nuclei familiari lungo la frontiera tra Messico e Texas.

I bimbi venivano, di fatto, allontanati dai rispettivi genitori e rinchiusi in centri detentivi specifici, nei quali attendevano il verdetto che avrebbe segnato le sorti del loro futuro: ingresso negli Stati Uniti o espulsione.

Prima dell’entrata in vigore della nuova politica migratoria, i soggetti colti in flagranza nel tentativo di varcare illegalmente il confine erano destinati a presentarsi dinanzi al giudice competente sui casi d'immigrazione e, in poco tempo, venivano respinti o rilasciati a piede libero in attesa di un giudizio definitivo. Per Donald Trump, però, questo iter era fin troppo permissivo e, di conseguenza, aveva sancito, con le nuove norme, che i migranti giunti illecitamente negli States fossero sottoposti a custodia in attesa di processo penale.

A partire dal 19 aprile, sarebbero più di duemila i ragazzi costretti ad essere divisi dalle famiglie. Le immagini diffuse negli ultimi giorni dai maggiori organi di stampa internazionali, hanno mostrato bambini sdraiati a terra con indosso delle coperte termiche, bottiglie d'acqua e lo stretto indispensabile, rinchiusi in gabbie e in attesa di conoscere un futuro incerto, avvolti da un presente colmo d'ombre.

Il provvedimento, prima del parziale ripensamento di Trump, non conosceva limitazioni, colpendo persino i richiedenti asilo che avrebbero dovuto essere tutelati dalle norme di diritto internazionale, oltre ai minori incapaci di comprendere le motivazioni della reclusione.

I giornalisti dell'Associated Press, domenica hanno potuto accedere a queste strutture accompagnati da alcuni deputati americani: tra le scene più strazianti alle quali hanno assistito, hanno riportato quella di un'adolescente intenta a prendersi cura di una bambina ancora con il pannolino, in attesa di ricongiungersi con un parente.

Un provvedimento controverso

Secondo il "New York Times", la separazione forzata dei bambini ai genitori al confine con il Messico è come "quel marito violento che incolpa la moglie per le botte che le rifila". La rivista "The Atlantic", invece, per spiegare quanto verificatosi in questi mesi in seguito alla "tolleranza zero" di Trump, ha scomodato addirittura l'Antigone di Sofocle, una tragedia greca, ricordando la vicenda di Creonte, re di Tebe, che fa rinchiudere la nipote in una grotta perché aveva cercato di dare una sepoltura al corpicino del fratello Polinice, contravvenendo agli ordini del tiranno di lasciare il cadavere in bella mostra al di fuori delle mura della città, affinché ciò servisse come monito per tutta la popolazione.

Le condizioni disumane in cui sono stati costretti a sopravvivere questi ragazzi hanno generato una grossa spaccatura nel mondo politico e nell'opinione pubblica americana. In queste settimane, anche diversi psicologi sono scesi in campo per lanciare degli appelli al presidente statunitense, affinché tornasse sui suoi passi, per evitare che il suo discutibile provvedimento potesse generare delle turbe mentali difficilmente sanabili nei minorenni. In seguito alle pressioni giunte da più parti, dalla politica interna alle Nazioni Unite che hanno ricordato come si debba sempre preservare l'unità della famiglia, passando per il chiaro dissenso di Papa Francesco, Donald Trump ha finalmente deciso di rivedere (in parte) le sue posizioni, annullando con un nuovo provvedimento il precedente intervento che sanciva la separazione dei minori dalle famiglie di migranti al confine tra Messico e Texas.

Nonostante ciò, la normativa lascia ancora perplessi e continua a risultare ambivalente, almeno quanto lo stato d'animo di chi ha percorso mesi di traversata con la speranza di dare un futuro migliore ai propri figli e, invece, si ritrova imprigionato in attesa di un verdetto; stati d'animo testimoniati dal fotografo statunitense John Moore che ha immortalato il pianto di una bambina di due anni partita con la madre dall'Honduras e arrivata negli USA dopo un viaggio di un mese. Perquisite, sarebbero poi state caricate su un furgone diretto ad un centro di smistamento.

La notizia della firma del nuovo decreto riapre uno squarcio di luce in mezzo alla tragedia, illuminando la possibilità di intravedere ancora un'umanità celata all'ombra di scelte politiche discutibili.