L'intero stadio Olimpico di Londra era pronto per il suo tributo ad Usain Bolt, l'uomo più veloce del mondo, alla sua ultima apparizione individuale sulla distanza di cui detiene il primato del mondo. Alle sue spalle un giovane rivale, Christian Coleman, sguardo accigliato, silenzioso e riservato, lontano anni luce dall'istrionico stile del fuoriclasse giamaicano. Dopo quanto visto in semifinale, l'oro nei 100 metri sembrava una questione a due.

Vicini di corsia nella finalissima, si sono marcati a breve distanza: Coleman è partito con il suo consueto sprint, Bolt non è mai stato un asso nelle partenze, ma la sua devastante progressione finale è sempre stata incontenibile. Invece a sorpresa, quasi ignorato dai riflettori che hanno pompato a mille l'evento più atteso del Mondiali di atletica 2017, è stato Justin Gatlin ad innestare la quinta negli ultimi metri e, alla fine, ha messo il naso davanti a tutti: al giovane connazionale già battuto di recente ai Trials americani e, soprattutto, ad Usain Bolt. Non accadeva dal 2013, dalla Diamond League disputata allo stadio Olimpico di Roma.

Con un'incredibile zampata, il 35enne velocista di Brooklyn consegna alla sua già straordinaria carriera un titolo mondiale che, in realtà, sarebbe il terzo. Ma questo, ottenuto a distanza di 12 anni dal primo, ha un sapore diverso, particolare e straordinariamente dolce.

Bolt e Coleman, tra due litiganti ...

Le semifinali, disputate in prima serata, avevano praticamente sentenziato il duello tra Bolt e Coleman per l'oro. Bellissima la batteria che li ha visti l'uno contro l'altro: partenza bruciante del giovane statunitense e progressione finale del primatista del mondo di quel tanto che è bastato per tagliare il traguardo per primo. Nella circostanza il 'fulmine' giamaicano ha guardato colui che in tanti, negli ultimi mesi, hanno definito il suo 'erede', l'unico velocista del 2017 ad aver corso in 100 metri in meno di 9"90 (9"82 ai campionati universitari).

Un sorriso, quasi paterno, come per dire 'sei bravo giovanotto, ma il più veloce sono ancora io'. Nello stesso tempo la consapevolezza che avrebbe dovuto fare di più di 9"95, il suo personale stagionale, per rivincere il titolo mondiale. Viceversa, Gatlin non aveva impressionato nel penultimo atto della competizione e nella sua batteria si era classificato secondo, battuto dall'ottimo sudafricano Akani Simbine. Così la finale, con l'unica esclusione dello sfortunato Andre De Grasse che ha dovuto dare forfait a causa di un problema fisico, ha posto ai blocchi di partenza il meglio che la velocità pura al maschile può esprimere al mondo in questo momento. La partenza di Bolt è stata quasi goffa, ma il 'fulmine' ci ha abituati a queste sue non proprio impeccabili performance dopo il colpo di pistola.

Coleman invece ha avuto uno scatto impressionante, ma anche l'evidente paura di subire la rimonta del rivale. L'impressione è che entrambi si siano marcati a vista, stavolta però il 'golden boy' avrebbe avuto la meglio senza la prestazione di Justin Gatlin che negli ultimi metri ha praticamente scaricato la rabbia accumulata a causa delle contestazioni nei suoi confronti da parte del pubblico londinese. Ha chiuso in 9"92, davanti al '9"94 di Coleman ed al 9"95 di Bolt, un palpitante arrivo in volata.

La vittoria più bella

Justin Gatlin ha 35 anni ed è un'età in cui un atleta pensa già al dopo. Negli ultimi sette anni ha inseguito ciò che gli era stato giustamente tolto dalla giustizia sportiva: nel 2006 era risultato positivo ai controlli antidoping e squalificato per otto anni, poi ridotti a quattro nel 2008 dalla Commissione d'arbitrato.

Contestualmente gli era stato revocato il primato mondiale, quel 9"77 con cui nel 2006 aveva eguagliato il record di Asafa Powell. Per tutti questi anni il doping è stato un'ombra lunghissima, relativa anche ai suoi trionfi del passato: Gatlin aveva vinto l'oro nei 100 metri alle Olimpiadi di Atene del 2004 e l'anno dopo, ai Mondiali di Helsinki, era stato il più veloce sui 100 e 200 metri. L'altro incubo della sua carriera si chiamava Usain Bolt; quando Gatlin è tornato in pista nel 2010, dopo la squalifica, il giamaicano era già l'uomo più veloce del mondo. Così lo ha rincorso per tutti questi anni, prendendosi anche qualche piccola soddisfazione come la vittoria citata alla Diamond League 2013, ma in fin dei conti aveva sempre dovuto mordere il freno: bronzo alle Olimpiadi di Londra 2012, argento ai Mondiali di Mosca 2013 e di Pechino 2015 sui 100 e 200 metri, argento anche ai Giochi di Rio dell'anno scorso, tutte gare vinte da Bolt.

E la gente non lo ha mai perdonato per il doping, nonostante le grandi performance sui 100 e 200 metri (9"74 e 19"57 nel 2015). Anche a Londra ogni sua apparizione in pista è stata caratterizzata da fischi assordanti, un copione ripetuto in finale e dopo la finale, quando il pubblico ha acclamato Bolt nonostante fosse arrivato 'soltanto' terzo. Gatlin dapprima ha fatto il classico gesto polemico, rivolto al folto pubblico dello stadio Olimpico: 'please, be silent'. Poi è rimasto solo con sé stesso in un clima surreale, dove i giornalisti hanno addirittura cercato Bolt prima del vincitore, perché per molti a fare notizia è stata la sconfitta del superman e non la vittoria del vecchio campione.

In quel momento è esploso in un pianto liberatorio, lacrime per una vittoria che riscatta una carriera e la grande soddisfazione di aver guastato la festa di congedo all'atleta che gli ha inflitto le delusioni più cocenti. Probabilmente la storia lo ricorderà come l'uomo che ha sconfitto Bolt nella sua ultima gara sui 100 metri, ma noi preferiamo ricordarlo come Justin Gatlin, l'uomo che sui 100 metri ha dato il colpo di coda della vecchia generazione. Anche perché la nuova, rappresentata da Christian Coleman, è già in pista.