Il peggiore incubo di Usain Bolt è diventato realtà.
L'avversario più temuto, Justin Gatlin, ha infatti vinto la finale dei 100 metri ai Campionati Mondiali di atletica leggera di Londra. L'americano Gatlin è riuscito nell'impresa di strappare l'oro al campione giamaicano, che si aggiudica solo una medaglia di bronzo arrivando in terza posizione.
Il 35enne Gatlin, quasi in sordina, dalla corsia 7 con un tempo di 9,92 secondi ha finito la gara dei 100 m davanti all'americano Coleman, 9.94s, e appunto Usain Bolt con 9.95s.
Alla vigilia Bolt era considerato ancora il favorito per vincere quella che sarebbe stato il suo 20° oro olimpico. Non è stato così. L'avversario americano Justin Gatlin gli ha quindi pregiudicato un finale perfetto per una carriera esemplare.
Justin Gatlin e la sua rivincita personale
Gatlin già campione olimpico nel 2004 ad Atene, era stato battuto in ogni occasione. il cattivo batte il buono. Cosi l'americano Gatlin, fischiatissimo dal pubblico presente, e protagonista di una carriera controversa, macchiata dalla positività al test antidoping e alla conseguente squalifica, è riuscito a primeggiare nella finale di questi campionati, prendendosi la sua personale rivincita.
La partenza lenta di Bolt
La gara è stata da subito condizionata da una partenza piuttosto lenta del campione giamaicano, che lascia i blocchi di partenza con un tempo piuttosto alto (0,183 s). Ne segue una gara tutta in recupero per Bolt, ma stavolta nemmeno la sua proverbiale progressione riesce ad essere sufficiente per agguantare l'oro olimpico di questa finale. Il tempo di 9,95s è il più alto che Usain Bolt abbia mai fatto registrare in una sua finale.
Il più anziano Gatlin viince la gara, dopo sessioni di qualifica pressochè anonime con tempi che non lasciavano presagire ad un finale così sorprendente.
La delusione e il giro d'onore
Delusione da parte del pubblico, delusione evidente anche per lo stesso Bold, mai sconfitto prima in una finale iridata e olimpica.
Dopo il finale di gara, sono seguiti gli abbracci di rito ed un giro d'onore del velocista giamaicano che si è concesso al pubblico presente con un sorriso forzato e di circostanza, quasi incredulo della propria deludente prestazione.
E' il segno della fine di un'epoca, che lo ha senza dubbio visto protagonista assoluto, personaggio nelle gare e nella vita, campione indiscusso. Fino ad oggi. La divinità Bolt scende dall'olimpo e torna fra gli umani, e sceglie proprio il giorno dell'addio alla attività agonistica.