Il creatore della Apple Inc. ha costruito una fortuna sulla tecnologia e sui magnifici strumenti che adesso usiamo in tutto il mondo: Macintosh, iMac, iPod, iPhone e iPad. A quasi cinque anni dalla sua morte, avvenuta nell'ottobre del 2011, ci giunge la notizia che fosse contro l'utilizzo delle sue "creazioni" da parte dei figli e dei bambini di tutto il mondo. L'argomento è emerso da un'intervista al fondatore della Apple, Steve Jobs, che il "New York Times" ha pubblicato nel 2014 e che era stata realizzata quattro anni prima, nel 2010.

L'intervista fu realizzata quando la nota società statunitense decise di lanciare sul mercato il primo iPad. Quando gli fu chiesto cosa pensavano i figli della nuova tecnologia, Jobs diede una risposta decisa che lasciò di stucco i presenti: "I miei figli non la conoscono e dobbiamo limitare l'uso di questa tecnologia dentro le nostre case da parte dei nostri bambini".

I motivi di questo pensiero

Queste affermazioni non si discostavano dal reale comportamento che Steve Jobs aveva all'interno della sua famiglia: nella vita quotidiana, all'interno della sua casa, si privava delle "inutili" tecnologie che considerava un impedimento per i suoi bambini, a godere appieno dei giochi per l'infanzia, di una vita sana, e soprattutto di una conoscenza adeguata per fasce di età.

Quando il grande informatico spiegò le sue motivazioni a quella risposta, che alcuni trovarono insensata ed altri condivisibile, ci si accorse che la sua scelta di privare i figli della tecnologia, derivava dal fatto che considerava sacra la loro infanzia e che voleva che imparassero a crescere liberi di correre e di vivere in mezzo agli amici, piuttosto di stare chiusi in una stanza, dinanzi ad uno schermo, come fanno oggi tutti i bambini nella maggior parte del mondo. Per questo riteneva utile la scelta di privare la sua casa di quella tecnologia di cui lui stesso era creatore, impedendo ai figli di perdere del tempo prezioso dinanzi ad un computer. Cosa c'è di meglio che vederli appassionarsi allo studio, alla lettura di un buon libro o all'ascolto di ottima musica?

Con lui altri geni della tecnologia

La scelta di Steve Jobs è stata seguita anche da Chris Anderson, co-fondatore di Robotica3D ed ex direttore di "Wired USA", quando i suoi stessi figli lo accusarono di essere poco presente in casa perché impegnato smisuratamente verso la tecnologia su cui stava lavorando. A questi si è aggiunto anche il fondatore di Twitter, Evan Williams, e la moglie Sara, che hanno fatto in modo che i propri figli fossero circondati dalla "cultura dei libri".

Le motivazioni che hanno spinto questi "geni" a prendere tali decisioni sono pressoché identiche: hanno dimostrato di pensarla allo stesso modo sull'educazione primaria ed essenziale dei bambini. Secondo loro, i più piccoli devono stare lontani dalla tecnologia almeno fino ai 10 anni, considerati età "giusta" per consentirgli un passaggio moderato all'uso degli strumenti tecnologici. 

Bisogna evitare di anticipare i tempi, perché la mente di un bambino risulta, da studi psicologici comportamentali, troppo sensibile e a rischio di dipendenza se gli si permette l'isolamento davanti allo schermo di un computer.

Tenendo conto di tutte queste considerazioni, chi non può confermare, con i suoi ricordi d'infanzia, la meraviglia e l'allegria che ci ha permesso di oltrepassare il "muro" della gioventù, anche senza essere stati per ore ed ore dinanzi ad un depressivo e vincolante schermo?