Le intense e eccezionali ondate di calore che a più riprese hanno interessato l'Italia in questa stagione estiva hanno provocato anche un anomalo riscaldamento delle acque superficiali dei mari italiani. In alcuni bacini, come in parte dell'Adriatico e del basso Tirreno, sono stati raggiunti valori eccezionali prossimi ai +30°C.

Parliamo di valori davvero "estremi" per il nostro Mediterraneo, tipici dei mari tropicali e equatoriali, con scarti di ben +3,5°C +4,0°C rispetto a quelle che dovrebbero essere le medie tipiche del periodo.

Anomalie termiche davvero pazzesche che rischiano di avere pesanti conseguenze sulla flora e sulla fauna dei nostri mari.

Ecco come si sono riscaldate le acque dei mari

Nelle ultime settimane la persistenza dell'anticiclone africano sul bacino del Mediterraneo ha favorito la persistenza, per lunghissimi periodi, di condizioni climatiche di tempo stabile e soleggiato. La ventilazione molto debole, una caratteristica di questi regimi anticiclonici, ha inoltre reso i mari calmi o quasi calmi per intere giornate, trasformandoli in autentici laghi.

Le acque calme in superficie, sotto il sole cocente estivo, hanno potuto immagazzinare una enorme quantità di calore che ha fatto impennare le temperature dei nostri mari, spingendole su valori davvero eccezionali che non si vedevano dall'estate del 2003.

L'enorme quantità di calore "latente" accumulato in superficie dai mari rappresenta, ad oggi, un ingentissimo quantitativo di "energia potenziale" pronto ad essere immesso in atmosfera ed esplodere da un momento all'altro, al transito della prima organizzata perturbazione atlantica o all'arrivo dei primi refoli freschi da nord.

Cresce il rischio di fenomeni estremi in autunno

Ovviamente la presenza di mari eccessivamente caldi non è sempre sentore di eventuali fenomeni meteorologici estremi e di alluvioni con l'arrivo della stagione autunnale e delle piogge. Ma non va sottovalutato neanche il fatto che tutta questa enorme quantità di "energia termica" a disposizione dell'atmosfera possa aumentare sensibilmente il rischio di vedere un incremento di fenomeni temporaleschi particolarmente violenti, seppur distribuiti su scala locale.

Del resto lo spiegano le stesse leggi delle fisica. I mari molto caldi immettono in atmosfera una maggior quantità di vapore acqueo, specie se in presenza del passaggio di masse d'aria d'estrazione sub-tropicale in grado di assorbire una maggiore quantità di umidità rispetto alle masse d'aria più fredde discendenti dalle latitudini polari.

Una maggiore disponibilità di vapore acqueo in atmosfera si traduce spesso, soprattutto nel tardo autunno, fra ottobre e novembre, anche in una intensificazione dei carichi "precipitativi" al passaggio di una intensa perturbazione.