Milioni di italiani ogni anno si trovano ad affrontare le problematiche relative ad un incidente stradale che va risolto tramite le polizze assicurative e le constatazioni amichevoli. Si tratta di quei sinistri che cagionano danni ai veicoli e che nella fase successiva alla compilazione del modello di constatazione amichevole, avviano la fase del risarcimento del danno. Sovente, i danni sui veicoli superano il valore dello stesso, in relazione alle quotazioni aggiornate.
Se per auto di nuova costruzione, il problema spesso non si presenta, essendo ancora alto il valore del veicolo, per auto piuttosto datate, il problema è grosso. Ultimamente la materia è stata oggetto di numerose sentenze, della Corte di Cassazione ma anche di Giudici di Pace e spesso sono state contraddittorie. Ma cosa dice la giurisprudenza in casi del genere?
L’orientamento di prassi
Da molti anni, l’orientamento confermato dalla Corte di Cassazione, sanciva che in casi in cui il valore del danno subito, nell’ottica della riparazione del veicolo, era superiore al valore del veicolo, l’assicurazione sarebbe stata tenuta a pagare solo il valore relativo alla quotazione dell’auto nel momento del sinistro.
In pratica, se l’auto valeva meno di quanto necessario per ripararla, a meno che il proprietario non volesse integrare di tasca sua quanto mancante, la stessa non sarebbe potuta essere sistemata. Molte lamentele ai periti ed alle compagnie di assicurazione venivano rigirate dai possessori di autovetture che seppur datate, rappresentano sempre un bene da cui magari, non volevano staccarsi. Dal punto di vista morale, una seria anomalia.
Un Giudice calabrese
La sentenza che può essere richiamata e che sancisce un netto cambio di rotta per queste tipologie di avvenimenti è stata emessa da un Giudice di Pace di Vibo Valentia, in Calabria. In sintesi, al ricorso di un cittadino che si è trovato dinnanzi ad una vicenda come quella descritta sopra, cioè con l’assicurazione che non voleva pagare la riparazione del danno, ma voleva risarcire il correlativo valore della quotazione dell’auto, il Giudice ha dato ragione al cittadino.
In pratica, con la sentenza del 22 marzo 2017, pubblicata la scorsa settimana, si sancisce che nonostante il valore del veicolo sia inferiore a quello dell’eventuale sua riparazione, il risarcimento deve essere integrale e relativo al danno subito dal veicolo. Questo per l’evidente relazione che il bene, la sua utilità e l’eventuale reddito che produce, hanno con il proprietario, che quindi ha il diritto di vedersi riparato il mezzo affinché torni ad essere perfettamente funzionante come prima del sinistro.