La conferma di Sinisa Mihajlovic sulla panchina del Torino è uno dei punti fermi del mosaico-allenatori della prossima Serie A che sta prendendo forma. Il tecnico serbo è stato anzi tra i primi tecnici del massimo campionato ad essere quasi certo della riconferma durante la stagione. Vuoi per il contratto in essere, vuoi l’inizio di campionato da record, in termini di punti e gol segnati, vuoi perché dopo le prime stagioni di apprendistato il presidente del Toro Urbano Cairo ha cancellato la fama di mangia-allenatori cominciando ad apprezzare il significato della parola programmazione.

Toro 2017-2018: l’unione farà la forza?

Così, esauritosi naturalmente e senza scossoni, nonostante un’ultima stagione deludente, l’ottimo ciclo di Giampiero Ventura, l’era Mihajlovic durerà appunto almeno due anni. Il primo di stabilizzazione, obiettivo centrato, il secondo di inserimento nei piani nobili della classifica. Come già detto, il Toro 2016-2017 ha dato parecchie utili indicazioni riguardo ai punti da migliorare al fine di compiere il fatidico salto di qualità. La fase difensiva, ma non solo, perché 66 reti al passivo si spiegano anche con un centrocampo che fatica a sdoppiarsi nei compiti di fare filtro e al contempo assistere la prima linea tra rifornimenti e inserimenti.

Sarà quindi fondamentale scegliere i giocatori giusti con le caratteristiche giuste, compito che spetterà al trio Mihajlovic-Petrachi-Cairo, si spera in quest’ordine: l’allenatore segnala ruoli e magari qualche nome, il direttore sportivo li tratta e il presidente dà il responso sul budget a disposizione o sulla cifra spendibile per ciascun giocatore. I primi approcci sono incoraggianti a metà, perché l’acquisto anticipato di Vanja Milinkovic-Savic a conti fatti si è rivelato azzardato, facendo perdere tempo prezioso nella ricerca di due estremi difensori, uno dei quali sarà ormai certamente Salvatore Sirigu, primaria per la costruzione della squadra. E pure perché al momento le idee scarseggiano (come confermato dal ritorno di fiamma per Castro, inseguito a gennaio, quando l’argentino non era certo imprendibile) o sono di difficile realizzazione, come l’accoppiata del Sassuolo formata da Falcinelli e Ferrari, sui quali la concorrenza è fortissima anche da parte di grandi squadre (il difensore a segno nel debutto in Nazionale è già nell’orbita della Juventus).

Per l’Europa servirà un’impresa

I timori però sono due: da un lato che Cairo si faccia prendere da vecchie smanie di protagonismo, tipiche dei primi anni di gestione, assumendo l’iniziativa in più di una trattativa (ma i tanti impegni del presidente-imprenditore dovrebbero rendere quest’ipotesi improbabile), dall’altro che quanto di buono verrà fatto possa anche non bastare per centrare il 6° posto, l’ultimo utile nella prossima stagione, grazie al ritorno a quattro delle italiane qualificate direttamente alla Champions, per sbarcare in Europa. Servirà un’impresa infatti per mettersi alle spalle, dando per irraggiungibili Juventus, Roma e Napoli, e per “possibile” il sorpasso sull’Atalanta, una tra le due milanesi, entrambe destinate a un’estate da leoni sul mercato, e la Lazio, forse la squadra sulla quale il Toro dovrà fare la corsa.

Sinisa e i suoi eredi

Discorsi futuribili, al pari degli scenari in panchina. Messe a tacere sul nascere le voci di possibili dimissioni di Mihajlovic in caso di disaccordo sul mercato, non sono pochi i tecnici emergenti che sembrano avere il Torino nel destino. A guidare il gruppo sono Moreno Longo e Davide Nicola, con il secondo molto apprezzato da Cairo, e non solo per l’aver fatto parte del “Toro della rinascita”, ma il primo in netto vantaggio. Scollinata alla grande la prima stagione da professionista sulla panchina della Pro Vercelli, l’ex giocatore del Toro, prodotto del vivaio e allenatore della Primavera ha presenziato al vernissage del nuovo Filadelfia, gomito a gomito con tante leggende granata.

Un’investitura che sa di anticipazione, da confermare attraverso la prossima avventura della carriera di Longo, sulla panchina dell’ambizioso Empoli. Retrocesso a vantaggio del Crotone di Nicola, che dal canto proprio sembra sia stato sedotto e abbandonato dal Sassuolo, pronto a tuffarsi su Christian Bucchi.