È stato attivato nelle Marche in via precauzionale, il protocollo sanitario di allerta Ebola, a seguito del ricovero di una donna nigeriana di circa 40 anni, che dopo essere rientrata da un viaggio in Nigeria, aveva accusato sintomi riscontrabili all'esordio della malattia provocata dal virus Ebola. La donna residente in Italia da molti anni, era rientrata dal suo Paese d'origine circa una settimana fa, e a seguito di malori dovuti a febbre molto alta, con temperatura superiore ai 38°C, nausea, vomito e forti dolori muscolari, è stata ricoverata presso l'ospedale di Civitanova Marche.

L'ASUR delle Marche - Azienda Sanitaria Unica Regionale - ha confermato la notizia, e la successiva attivazione del protocollo sanitario di allerta virus Ebola, secondo quanto disposto dalle direttive sanitarie nazionali in materia. Lo stesso protocollo prevede che la paziente ricoverata venga trasportata e ricoverata presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria degli Ospedali Riuniti di Ancona, alla Divisione di Malattie Infettive emergenti e degli immunodepressi, per essere seguita e monitorata nelle prossime ore, in quanto la diagnosi non è ancora stata confermata.

La donna rientra infatti in pieno periodo di incubazione del virus Ebola, quest'ultimo stimato in un massimo di 21 giorni, ed è per questo che si è dovuto procedere all'attivazione dei vari protocolli di allerta.

Anche l'Assessore alla Salute della Regione Marche, Almerino Mezzolani ha confermato il caso sospetto, affermando che si sta procedendo ad acquisire tutti i dati e le informazioni necessarie per il rispetto delle varie procedure sanitarie. Il dottor Stefano Vella in qualità di esperto dell'Istituto Superiore della Sanità, sostiene che se la diagnosi Ebola venisse confermata, in Italia la possibilità di diffusione e del contagio del virus sarebbe tuttavia altamente improbabile, grazie alle nostre condizioni igienico-sanitarie e delle strutture sanitarie che disponiamo, rispetto a quelle completamente assenti dell'Africa Occidentale dove il virus sta imperversando. Va inoltre ricordato che, in caso di contagio, la propagazione del virus si espanderebbe in primo luogo ai parenti più stretti del paziente, successivamente agli operatori sanitari che lo hanno curato: dunque una via già tracciata e molto semplice da seguire.