Si è concluso il processo nei confronti di Giulio Caria, trentacinquenne sardo, accusato di aver ucciso la compagna Silvia Caramazza e di averne nascosto il corpo in un congelatore in un appartamento di Bologna e dopo averla perseguitata con stalking. Il corpo della donna fu ritrovato il 27 giugno 2013. La scomparsa della donna era stata denunciata da due sue amiche il 19 giugno di quello stesso anno.
Il giorno della denuncia Caria riferisce alla polizia di trovarsi a Catania con la sua compagna. Da lì scatta il sopralluogo ma i due non si trovano ed otto giorni dopo avviene la scoperta atroce del cadavere della ragazza. Durante il processo per rito abbreviato, durato quasi tre ore, il pubblico ministero, Maria Gabriella Tavano, aveva chiesto nei confronti di Caria la condanna all'ergastolo. Caria era imputato di omicidio volontario con l'aggravante dello stalking e di occultamento di cadavere. Le richieste sono arrivate ieri mattina e prima della requisitoria l'indagato, difeso dagli avvocati Agostinangelo Marras e Savino Lupo, ha dichiarato di essere innocente e di confidare nei suoi avvocati.
Il Gup ha riconosciuto per ogni parte una provvisionale di 20 mila euro anche se per i familiari non era importante il denaro ma solo essere presenti al processo. Il Gup condannando Giulio Caria ha riconosciuto una provvisionale di risarcimento all'Unione Donne Italiane e al comune di Bologna e quest'ultimo fu il primo comune che si dichiarò parte civile in un processo per femminicidio. L' avvocato dell'Unione Donne Italiane, Rossella Mariuz, si dichiara molto soddisfatta della sentenza e sottolinea il fatto che non si puntava ad un risarcimento economico ma, soltanto, alla presenza.
In ogni modo, il risarcimento molto probabilmente non ci sarà. Continua l'avvocato Mariuz nel sottolineare l'importanza, per ogni parte civile, di aver potuto partecipare al processo Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, afferma l'importanza di questa lotta contro la violenza sulle donne che è la lotta dell'intera città di Bologna, che si sente molto vicina alla famiglia di Silvia Caramazza. Comunque tutte le parti in causa si dichiarano molto soddisfatte della condanna a 30 anni di reclusione.