In Italia, come del resto in tutta Europa, è esplosa la paura per l'Ebola, il virus che sta flagellando diversi Paesi africani ormai da mesi. A farci paura soprattutto il flusso migratorio a cui siamo esposti, sebbene gli esperti ci rincuorano affermando che difficilmente un malato di Ebola possa fare quelle traversate a cui sono costretti gli immigrati. Il primo caso in Europa è stato in Spagna, circa un mese fa.
Ma si trattava comunque di un uomo fatto rientrare appositamente nel Paese iberico. Mentre i due medici americani sono stati salvati da una cura che si spera possa presto essere diffusa su larga scala e mitigare questo autentico flagello. Intanto però, un primo caso sospetto di Ebola è giunto anche in Italia. Più precisamente a Civitanova Marche.
La possibile malata è una donna nigeriana quarantenne, regolarmente residente in Italia da poco rientrata da un viaggio nel suo Paese d'origine. I sintomi sono proprio quelli del virus, soprattutto la febbre alta. Il sospetto che si tratti di Ebola ha fatto scattare precauzionalmente il protocollo previsto dalle autorità sanitarie con l'immediato trasferimento in un centro attrezzato qual è la divisione malattie infettive dell'ospedale diretto da Marcello Tavio.
La nigeriana è stata sottoposta ad analisi: i campioni sono stati inviati all'Istituto Spallanzani di Roma, centro di riferimento nazionale per l'Ebola. Entro domani sarà possibile escludere o meno la positività al virus. Dunque domani dovremmo sapere se si tratta di puro allarmismo e fobia, oppure si tratta davvero di un caso. Comunque, la prudenza non è mai troppa.
Ricordiamo che l'Ebola ha gli stessi sintomi della malaria, ma più accentuata: febbre alta che non scende, lingua ingrossata, cefalea, mialgia, artralgia, dolori addominali, astenia, faringite, nausea e vertigini. Fino a un'emorragia interna. Il primo caso è stato individuato nello Zaire (attuale Congo) nel 1976. I Paesi più martoriati sono Guinea, Sierra Leone e Liberia. Proprio la Nigeria ha contato il primo caso a fine luglio, essendo confinante e avendo scarse condizioni igienico-sanitarie. Uno dei principali fattori che favorisce la diffusione del virus.