Oltre al super blackout attribuito al cyber terrorismo che ha colpito 44 province, la Turchia torna al centro dell'interesse internazionale a seguito del rapimento del pm Mehmet Selim Kiraz all'interno del tribunale di Istanbul. Il tragico sequestro del procuratore turco si è concluso nel peggiore dei modi. Dopo quasi 8 ore di terrore e inquietudine, il blitz delle teste di cuoio ha posto fine alla vita dei sequestratori.

Il magistrato, gravemente ferito durante l'assalto delle forze speciali, è stato trasportato in ospedale dove è deceduto sotto i ferri nonostante i tentativi disperati dei medici.

Nel mattino del 1 aprile si sono svolti i funerali ad Istanbul che hanno registrato una grande partecipazione. Non si conoscono le condizioni in cui l'uomo sequestrato sia venuto fuori dall'operazione di polizia finalizzata alla sua liberazione, pare fosse ferito in più parti del corpo. Dalle dichiarazioni di alcuni testimoni sembrerebbe che durante il blitz si siano uditi numerosi spari ed esplosioni. Intanto il premier Ahmet Davutoglu ha difeso con vigore l'operato della polizia e fa appello all'unità nazionale in un momento così tragico.

Eppure non si spengono le polemiche.

La foto shock diffusa su Twitter vedeva il procuratore imbavagliato e con una pistola puntata alla tempia. Alle spalle del suo aguzzino campeggia la bandiera di un'organizzazione estremistica. Il motivo del rapimento va ricollegato alle vicende di Parco Gezi sulle quali il procuratore rapito stava indagando da quattro mesi. In particolare va individuato nella morte del quindicenne Berkin Elvan, colpito alla testa da un candelotto di lacrimogeno lanciato dalla polizia durante la feroce repressione delle proteste antigovernative a Gezi Park nel 2013. La morte del giovane, simbolo del movimento di Gezi Park, è sopraggiunta nel marzo del 2014, dopo 269 giorni di coma.

Chi erano i rapitori

Si trattava di due militanti di un'organizzazione fuorilegge di estrema sinistra denominata Dhkp-c (Partito-Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo) di ispirazione marxista-leninista. Il nucleo originario del movimento nasce nel 1978 e giunge alla conformazione attuale a seguito di numerose scissioni. Stando a Halkinsesi.tv, sito vicino al gruppo, pare che l'organizzazione avesse offerto un ultimatum alle autorità per accogliere le loro richieste, tra cui una confessione in diretta del poliziotto sospettato di aver ucciso Elvan.

L'ultimatum, però, è scaduto e le forze speciali hanno fatto immediatamente irruzione nel Palazzo di Giustizia evacuando il personale e circondando i locali al sesto piano dove il pm era tenuto in ostaggio.

La polizia ha avviato trattative con i presunti membri del Dhkp-c. Poi il blitz e il bagno di sangue. In mattinata l'arresto di 22 persone appartenenti al gruppo. Intanto l'interrogativo spontaneo che serpeggia tra i media turchi e non riguarda come delle persone armate abbiano potuto accedere indisturbate all'edificio.

Il padre del ragazzo ucciso: "Nessun altro deve morire"

Su Twitter il deputato turco di opposizione Huseyin Aygun aveva fatto sapere quanto riferitogli in una conversazione telefonica dal padre del giovane, Sami Elvan: "Mio figlio è morto: che nessun altro muoia. Non si può lavare il sangue con altro sangue". Ma le sue invocazioni sono rimaste disattese. E il terrore in Turchia non si è ancora fermato. Sempre ad Istanbul, nella mattina del 1 aprile un uomo armato ha attaccato, fortunatamente senza danni, la sede del Akp.