Il 14 Dicembre a Roma l’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sarà sentito come testimone dai giudici che indagano sulla trattativa Stato-Mafia. Sarà la prima volta che l’attuale senatore a vita Napolitano verrà ascoltato senza che quest’ultimo possa avvalersi dei limiti di riservatezza prerogativa di chi ricopre la carica di Capo dello Stato. C’è, quindi, molta attesa e aspettativa da parte degli inquirenti che si aspettano di poter ricevere informazioni fondamentali per il prosieguo del processo.
Giorgio Napolitano verrà ascoltato per i fatti politici avvenuti nel periodo delle stragi della mafia, tra il 1992 e il 1994, quando, si presume, fu avviata una trattativa tra lo Stato e la Mafia volta a fare allentare la tensione di quel periodo. L’ex Capo dello Stato ricopriva il ruolo di presidente della Camera dei Deputati quando il ministro dell’interno Vincenzo Scotti venne sostituito con Nicola Mancino, ritenuto dagli inquirenti “più morbido”. Napolitano sarà interrogato a palazzo Giustiniani nell’ambito delle indagini avviate dalla Procura di Caltanissetta che hanno portato al processo denominato Borsellino Quater, un processo che vuole fare luce sulla strage di Via D’Amelio e che ha preso spunto in seguito alle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza.
Un periodo pieno d'ombre
I giudici, dunque, continuano a lavorare senza sosta per far luce su uno dei periodi storici più bui del nostro paese, periodo in cui la Mafia fece valere la propria forza con le bombe per intimidire lo Stato allora guidato da Oscar Luigi Scalfaro. Secondo quanto riferito da alcuni pentiti in quel periodo si avviò una trattativa tra i vertici dello Stato e quelli della Mafia per dare fine alle stragi, ma a quale prezzo? È questo che bisogna chiarire ed è su questi temi che Giorgio Napolitano dovrà deporre per raccontare fatti risalenti ad un periodo in cui era già attore protagonista della politica italiana.
La trattativa Stato-Mafia ha portato, all’inizio del mese, all’assoluzione dell’ex ministro della DC Calogero Mannino accusato di minaccia a corpo politico dello Stato. Secondo Il Gup Mannino, che aveva scelto il rito abbreviato, non ha commesso il fatto diventando il primo imputato ad essere assolto nell’ambito dell’inchiesta relativa alla trattativa Stato- Mafia.