Sono passati più di 60 giorni dalla scomparsa di Giulio Regeni, il ricercatore italiano sparito a Il Cairo, in Egitto, la sera del 24 gennaio e il cui corpo esanime è stato ritrovato solo il 3 febbraio 2016. Sui fatti ha indagato fin dall'inizio il Procuratore aggiunto di Giza, Hassam Nassar, che subito aveva parlato di omicidio. Nel contempo appariva però sui media una dichiarazione da parte di Khaled Shalab, Direttore del Dipartimento Investigativo di Giza, una specie di polizia politica egiziana, che affermava: "Il movente criminale è da escludere, le prime indagini evidenziano che è stato vittima di un incidente d'auto”, tra l'altro negando che Regeni fosse stato colpito da spari o coltellate.
Involontaria ammissione di responsabilità
Peccato che Khaled Shalab (o Shalaby o Shalabi a seconda della fonte) “venne condannato in forma sospesa nel 2003 per aver falsificato rapporti di polizia e per aver torturato, fino a ucciderlo, un uomo insieme ad altri due poliziotti”, come fu comunicato da movimenti dell’opposizione al governo di Al Sisi nell'immediatezza del ritrovamento del corpo di Regeni. Per cui, a molti, la dichiarazione che Regeni fosse morto in un incidente stradale apparve subito come una involontaria ammissione di responsabilità da parte del Dipartimento speciale.
A questo si deve aggiungere però un dettaglio importante che sembra sia sfuggito a molti.
Tra il 24 e il 25 gennaio furono arrestate quasi 200 persone in operazioni di polizia rivolte ad evitare disordini durante l'anniversario della Primavera Araba. Una di queste operazioni a Giza veniva attribuita dai media locali proprio a Khaled Shalab e avrebbe riguardato un cittadino americano arrestato mentre incitava in un bar a manifestare per l’anniversario. La notizia si trova su molti quotidiani e notiziari on line in lingua araba su Giza e Il Cairo, ancora reperibili on line.
La strana coincidenza
Questa notizia è una strana coincidenza perché l’arresto di un cittadino degli Stati Uniti proprio in quei giorni avrebbe dovuto suscitare scalpore. Invece non ve n’è traccia nei giornali occidentali e non se ne parla più neanche nei giorni successivi.
Chi era quel cittadino straniero? Giulio Regeni? E se non fosse stato lui, di chi si trattava? Qual è il suo nome? Se fosse individuato gli si potrebbe porre qualche domanda su cosa fosse avvenuto in quei giorni durante gli arresti. Chiedergli quale fosse stato il trattamento riservatogli e se avesse incontrato cittadini italiani durante la permanenza in caserme o prigioni.
Domande senza risposta
Perché in merito alla scomparsa si ascoltano solo le testimonianze dei più stretti amici arabi di Regeni? E’ stato ascoltato il conducente del tram su cui sembrava fosse Regeni durante l’ultima telefonata, datata 25 gennaio? E’ stata effettuata la triangolazione del segnale dell’IMEI del telefono mai ritrovato di Regeni?
Almeno sono state individuate le celle agganciate dal cellulare, in modo da tracciarne un percorso? Qualcuno ha chiesto di testimoniare su dove fosse Regeni già dal 24 gennaio? Perché la diplomazia e il governo italiano sono così morbidi? Quanto è potente Khaled Shalaby? Forse così tanto da avere tra le mani il destino di Al Sisi e del governo? Sarebbe ora che si provvedesse con urgenza a chiedere il rientro del nostro ambasciatore in Egitto e ad interrompere le relazioni diplomatiche con quel Paese almeno fino al raggiungimento della piena verità sul brutale ed efferato assassinio per tortura di Giulio Regeni.