Spuntano nuovi inquietanti dettagli relativi alla vicenda di Giulio Regeni, il ragazzo di 28 anni friulano recentemente scomparso e in seguito trovato morto in Egitto. Secondo quanto riportato su Twitter e Facebook dall'attivista per i diritti umani Mona Seif, l'investigatore capo del caso Regeni fu condannato per tortura. "Khaled Shalaby, l'ufficiale a cui è stato assegnato il caso di Giulio Regeni, fu condannato da un Tribunale penale di Alessandria nel 2003 per falsificazione di rapporti di polizia e, assieme a due altri funzionari, per aver torturato a morte un uomo", ha scritto in inglese sulla sua pagina Facebook l'attivista.

Nel link allegato della Seif al testo si fa anche riferimento al blog e al sito dell'Ong Arabic Network for Human Rights Information, dove nel 2007 è stata riportata la notizia della condanna di Shalaby.

Shalaby è stato il primo a parlare di incidente stradale

Proprio lo scorso giovedì Khaled Shalaby, in qualità di "direttore dell'Amministrazione generale delle indagini di Giza", aveva sostenuto che le indagini preliminari parlavano di "incidente stradale". Intanto, il quotidiano inglese "Times" ha commentato la vicenda sostenendo che si è trattato di un'omicidio vergognoso avvenuto in un Paese che, a cinque anni dalle rivolte iniziate a Piazza Tahrir, si ritrova ora in una sorta di "stato di polizia" sotto il tallone dell'ex generale Abd al-Fattah al-Sisi.

Gli investigatori italiani smontano la tesi della rapina

A seguito del ritrovamento del corpo di Regeni si era ipotizzato che tra le cause della sua scomparsa e successiva morte potesse esserci stata una rapina, ma tale ipotesi è stata recentemente smontata sia dagli investigatori egiziani che, sopratutto, da quelli italiani che stanno lavorando al caso nella capitale egiziana.

A ciò gli investigatori del Ros e dello Sco sono giunti mettendo insieme una serie di elementi evidenti fin dal ritrovamento del corpo del ragazzo friulano. Intanto, domani mattina sarà celebrato il funerale di Regeni e la famiglia ha chiesto di non portare né telecamere né bandiere.