Ieri, 11 aprile, presso il Nicolaus Hotel di Bari, si è svolta la prima giornata del convegno “La cura della casa comune”. L'iniziativa della Facoltà Teologica Pugliese è stata presentata come un momento di ricerca e sviluppo (sostenibile e integrale) verso un mondo che possa definirsi realmente e sempre più "casa comune". I protagonisti della prima giornata del convegno sono stati l’arcivescovo di Bari-Bitonto e gran cancelliere della Facoltà teologica pugliese Francesco Cacucci, il preside della Facoltà teologica pugliese Angelo Panzetta, il professor Antonio Scattolini docente di Pastorale dell’Arte dell’Issr di Verona e il presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli Romano Prodi.
Dati positivi e crisi
L'intervento del professore e onorevole Romano Prodi è iniziato con la rilevazione di una situazione paradossale: questi ultimi anni, noti come gli anni del montare della crisi economica, sono anche gli anni in cui l'estrema povertà è passata da due miliardi a meno di un miliardo di persone (per estrema povertà si intende quella fascia di persone che vivono con meno di un euro al giorno). Inoltre, "non c'è mai stato un periodo di sviluppo così lungo come successo dalla fine della seconda guerra mondiale fino ad oggi". L'ex presidente del Consiglio dei ministri ricorda il boom economico americano iniziato negli anni sessanta, seguito dallo sviluppo dell'Europa e dell'Asia, insieme all'affacciarsi della Cina sull'economia mondiale e, in ultimo, una certa speranza dell'Africa che nell'ultimo decennio ha avuto uno sviluppo considerevole nonostante rimanga l'area più povera del mondo.
La conclusione di questa prima riflessione di Prodi è che la crisi non dipende da crescita e sviluppo, bensì dalla concentrazione di grossi capitali nelle mani di pochi.
Il senso della voglia di guerra
Interessante e inquietante arriva anche la rilevazione, in tono più confidenziale, di una certa nostalgia di guerra fredda avvertita durante gli ultimi convegni internazionali. La nostalgia di quel periodo in cui tra Stati Uniti e Russia c'era sempre la minaccia della guerra atomica - spiega Prodi - è la nostalgia della sicurezza e prevedibilità che quel mondo diviso in due offriva.
Il cambiamento del terrorismo e dell'America
Con l'avvento dell'Isis sembra cambiato anche il terrorismo, "fenomeno che adesso ha assunto fattezze statuali, fa pagare le tasse e ha una propria polizia che controlla il territorio conquistato".
Anche l'America è cambiata, "non ha più voglia di essere la polizia del mondo" afferma Prodi, "nonostante rimanga una potenza mondiale (il 45% delle spese militari mondiali sono del bilancio americano) non ha più possibilità di gestire i conflitti altrui perchè la sua stessa società si è spaccata, non ha più voglia di fare da polizia del mondo, non vuole più vedere i propri ragazzi tornare, morti, da paesi lontani".
Come far ripartire l'Italia
L'attuale crisi avvertita dall'Italia deriverebbe dal contesto più ampio e complesso della globalizzazione. In tal senso, per poter risolvere il problema, occorre prima di tutto comprendere l'origine e i principi della globalizzazione, processo che secondo Prodi ha avuto inizio con la scoperta dell'America e che da quel momento è andato avanti sempre più marginalizzando l'italia per una ragione molto semplice, avevamo poche navi, partecipavamo poco. "Oggi siamo chiamati ancora a navigare, il nuovo mare è la rete e i computer sono le nuove imbarcazioni".