Da giorni non si parla d’altro: i Panama Papers. Lo scandalo, i paradisi fiscali, chi sono i nomi coinvolti. Ma come mai proprio Panama, l’oasi tropicale del centro America, ai non evasori conosciuta per lo stretto che collega i due Oceani? Come mai questa piccola oasi è un susseguirsi di operosi cantieri, con uno sviluppo verticale senza paragoni, con nuovi edifici che solo qualche mese prima non esistevano? Tutto ciò è reso possibile non solo dai miliardi che arrivano a getto continuo dall’estero, ma anche dai bassi costi di manodopera degli operai che vivono nella periferia, lontani dai confort cittadini.

Quindi, un doppio risvolto della stessa Panama, da una parte la povertà, dall’altra il lusso sfrenato.

Dal servizio delle Iene del 7 aprile 2016

Ma è davvero così facile “evadere” a Panama? La giornalista delle iene, Nadia Toffa, è stata a Panama e, con una serie di interviste ad italiani evasori e avvocati panamensi ha illustrato chiaramente perché gli italiani scelgono Panama come paradiso fiscale e in che modo e con quale facilità è possibile evadere.

L’imprenditore italiano intervistato spiega, infatti, che lui ha portato a Panama parte dei suoi guadagni in nero per la troppa pressione fiscale che c’è in Italia, poiché, dice lui, se in patria si guadagna dieci lo Stato non si accontenta più di prenderne a mezzo tasse solo la metà.

Mentre a Panama le tasse equivalgono a zero.Chiaramente, per portare capitali fuori dalla propria nazione è necessario l’aiuto di professionisti ed ecco spuntare le miriadi di studi legali a questo specializzati, come i noti Mossack Fonseca, che, senza limitare la fantasia, aiutano il cliente a bypassare la normativa italiana.

Per spostare i capitali, spiega l’avvocato intervistato dalla Toffa, basta, ad esempio, dimostrare di voler investire in un applicazione per smartphone e, con un giro di fatture, il gioco è fatto. Si lavora di notte a Panama e rigorosamente attraverso chiavette USB, così nulla è rintracciabile, anche in caso di sequestro di pc.

Si inviano messaggi che si autodistruggeranno alla lettura ed è possibile richiedere di tutto, anche carte di credito offshore, così, se il contribuente vuole comprare un bene di lusso, questo non risulterà nel redditometro. Ma tutto questo è legale? “Per Panama si” - la risposta del professionista.

Piccoli evasori crescono

E poiché il sistema sembra tanto facile, la giornalista delle iene mostra come sia effettivamente semplice spostare capitali all’estero. Basta, infatti, recarsi in una banca e chiedere di aprire un conto, specificando che si vuole evadere e, soprattutto, che si vuole avere la certezza che nel proprio paese non risulti alcun movimento. L’impiegato di banca spiega che, ad oggi, Panama ha firmato accordi solo con Spagna e USA, quindi che solo nel caso in cui sia il fisco di questi due paesi a chiedere informazioni sui loro contribuenti, Panama è obbligata a darle; per gli altri paesi, come l’Italia, no.Non resta, perciò, che costituire una società, ma servono tre prestanomi, il presidente, il tesoriere e il segretario, a cui sarà intestato il conto corrente, che, però, sarà a favore del contribuente evasore, per avere la certezza che a maneggiare il conto possa essere solo il vero proprietario e non anche i prestanomi.

Si entra, così, in contatto con avvocati procacciatori che presentano all’acquisito correntista panamense soggetti che solitamente appartengono alle classi meno abbienti, contadini o operai che, spinti dalla necessità ma, ovviamente, totalmente ignari del funzionamento di una società, per pochi spiccioli, firmano le carte senza porsi troppe domande. Ma è chiaramente all’avvocato che spetta la parte maggiore del prezzo dell’operazione.