Un agente di polizia di Prato è finito nei guai perché sospettato di aver postato sul suo profilo Facebook un pesante sfogo, con offese rivolte alla terza carica dello Stato Laura Boldrini. Gli inquirenti stanno indagando per verificare se il profilo Facebook del poliziotto, sul quale è stato pubblicato il post incriminato, sia stato hackerato. Nel frattempo l'agente è stato destinato ad una mansione d'ufficio che non prevede contatti con il pubblico.
Ma secondo il questore Paolo Rossi, non si tratta di una misura punitiva, bensì di una misura stabilita anche a tutela dell'agente stesso. Tuttavia nei prossimi giorni sarà aperto un provvedimento disciplinare.
Il post incriminato
Il post finito nel mirino della magistratura per Vilipendio e rimosso dal social, riguardava la vicenda di Fermo: l'agente aveva commentato con parole di fuoco la notizia secondo la quale Chiniary avrebbe rivisto la sua versione dei fatti, auspicando l'incriminazione della nigeriana e arrivando ad augurare addirittura la morte alla Presidente della Camera. Il post inveiva anche contro il sacerdote che gestisce il centro di accoglienza fermano, che sin dall'inizio ha assunto le difese della coppia, che "dovrebbe essere spedito in Africa a fare qualcosa di utile".
La sparata di Salvini
Augurare violenze e morte ad una persona è quanto meno di cattivo gusto, a prescindere chi sia il destinatario del malaugurio, ma sarebbe ancora più grave se fosse accertato che a farlo, è stato un rappresentante dello stato. Tuttavia, stando a quanto riporta il quotidiano Libero, commentando la notizia il leader della Lega avrebbe affermato che dovrebbe finire sotto inchiesta Laura Boldrini, "la cui ipocrisia e retorica buonista offende quotidianamente milioni di cittadini".
Laura Boldrini ed il web
Non è la prima volta che insulti rivolti in rete alla Presidente della Camera suscitano clamore mediatico. Alla fine di gennaio 2014 un post del blog di Beppe Grillo scatenò un delirio di commenti inopportuni, tanto che intervennero gli amministratori per cancellarli. Un anno prima invece la Boldrini fu vittima di una pesante bufala: furono divulgate in rete alcune foto osé di una donna, sostenendo che si trattasse della terza carica dello stato quando aveva poco più di vent'anni. Ci poteva essere una somiglianza molto vaga, ma tanto bastò per fare diventare virale la bufala, riportata come se fosse stata vera da alcuni blog, scatenando un putiferio con denunce e agenti della postale impegnati nell'eliminare le immagini incriminate dalla rete. Il caso indusse la Presidente della Camera ad auspicare maggiori controlli e regole sul web, non mancando di suscitare ulteriori polemiche.