Bufera all’ospedale di capri: due dipendenti dell’Asl Napoli 1 sono stati arrestati per aver intascato per anni i soldi dei ticket versati dagli utenti. A scoprirlo sono stati i militari della guardia di finanza che poche ore fa hanno fatto scattare il blitz con al centro la delicata inchiesta sul nosocomio “capilupi”.

Eseguita ordinanza di custodia: i dipendenti dell’Asl accusati di peculato

L’operazione è stata effettuata dai finanzieri della tenenza di Capri, guidati dal luogotenente Pietro Varlese, e dai militari del I° Gruppo di Napoli, agli ordini del colonnello Salvatore Salvo Issmi. Le forze dell’ordine hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dal gip di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica partenopea. Le persone indagate, accusate di peculato, sono S. D. A. e G. M., in servizio presso l’Ufficio riscossione ticket dell’ospedale di Capri. Secondo guardia di finanza e pm i due si sarebbero appropriati indebitamente di oltre 35 mila euro, soldi sottratti dalle casse del nosocomio e versati dai cittadini che si avvalevano delle prestazioni sanitarie del Capilupi.

Per questa motivazione il gip ha disposto anche un sequestro preventivo di beni nei confronti di S. D. A. e G. M., per un totale di 35 mila euro.

Il meccanismo fraudolento: in due anni “scomparso” il 95% degli incassi

Stando agli atti dell’inchiesta, coordinata dalla sezione “Reati contro la Pubblica Amministrazione” della Procura di Napoli, i due dipendenti dell’Asl Na 1 in servizio a Capri avrebbero messo in pratica il meccanismo ogni volta che avrebbero potuto, ovvero in assenza della funzionaria titolare dell’Ufficio di riscossione. In cosa sarebbe consistito questo meccanismo? Nel momento in cui l’utente paga la prestazione, l’ospedale, e in particolare l’Ufficio riscossione, rilascia tre ricevute di riscossione.

Ebbene, secondo i finanzieri, gli indagati di volta in volta avrebbero falsificato la ricevuta destinata alla contabilità. Su questo documento i due avrebbero riportato dati anagrafici ed importi completamente diversi da quelli reali ed indicati, invece, sulla ricevuta consegnata all’utente.

È in questo modo che, tra il 2014 e il 2015, i dipendenti dell’Asl avrebbero sottratto al Capilupi il 95% circa del totale delle somme corrisposte dai pazienti. “Nel corso della stessa operazione – ha spiegato in una nota il procuratore Alfonso D’Avino – sono state eseguite perquisizioni domiciliari e presso l’ufficio pubblico dove prestano servizio”.