Se in questi giorni digitiamo il nome "Tiziana" (solo quello, senza nessun cognome a completarne l'identità), in qualunque motore di ricerca, i risultati che ci sommergono sono fatti tutti di notizie e di fotografie dello splendido volto di Tiziana Cantone, la donna 31enne napoletana morta suicida pochi giorni fa, dopo aver subito sulla sua pelle, i danni terribili di una tempesta virtuale di rara violenza.
E' un volto sorridente, quello che compare, un volto che appartiene al passato e che, ormai, non esiste più. Perché Tiziana, non esiste più. Tiziana non respira più. Non sorride e non sorriderà più. Non piangerà neanche, perché non vive più. Tiziana è morta, ed è morta in Italia, nel 2016, per non aver retto al peso tremendo del divertimento altrui.
Un "gioco" nato in un momento di depressione
Alla procura di Napoli aveva spiegato, nel maggio 2015, che in un periodo di debolezza psicologica aveva allacciato alcune conoscenze virtuali e, con queste, era iniziata una sorta di gioco a "sfondo sessuale".
Proprio sull'onda di questo gioco e probabilmente di questa fragilità interiore momentanea, aveva condiviso con loro i contenuti che poi sono stati diffusi in rete senza il suo consenso e, quello, fu l'inizio della fine. Il fragilissimo limite che ormai separa l'intimità dalla pubblica piazza era stato valicato, il piccolo e velocissimo passo verso la gogna mediatica era stato compiuto.
Tiziana ci ha provato, a fermare tutto questo. Lo ha fatto da subito, lo ha fatto appena la gravità di ciò che stava succedendo e di quello che sarebbe accaduto dopo, le è piombata addosso con gelida chiarezza. Ma è stato inutile. La mareggiata l'ha sommersa, l'ha sommersa mentre lei provava a nuotarci in mezzo per capire verso cosa dirigersi, da che parte cominciare per mettere fine a quella tempesta.
L'ha sommersa con quella particolare specie di marea mediatica che ormai tutti conosciamo: la potenza delle vignette o delle imitazioni burlesche, la notorietà data dalle visualizzazioni e dalla diffusione veloce il tempo necessario a un clic.
Tiziana è morta prima del 13 settembre 2016
In mezzo a tutto questo susseguirsi di notizie, fra le righe di questo e magari mille altri articoli dedicati a lei, forse si dovrebbe intravedere qualcosa, qualcosa che ci dice che Tiziana non è morta lì, in quello scantinato nel quale ha deciso di smettere di respirare per sempre. Tiziana è morta prima del suo suicidio. E' morta durante i brividi freddi che può aver provato ogni volta che un pezzetto di lei veniva dato in pasto a tutti nel web; è morta mentre lentamente smetteva di sorridere e cominciava ad avere sempre più paura che tutto questo potesse non avere mai fine.
E' morta, magari, un po' anche quando ha provato ad andarsene dalla sua terra per provare a ricominciare lontana da chi poteva riconoscerla. E' morta, forse, anche un pochino quando questo non è servito. Tiziana è morta prima di quel foulard azzurro nello scantinato. Quello, è stato solo il suo ultimo respiro. L'ultimo di tanti, l'ultimo che ha scelto e, questo, almeno questa parte di lei, forse, dovremmo raccoglierla dentro di noi. Raccoglierla e rifletterci, ognuno a suo modo, ognuno con le sue domande. Raccoglierla e vedere quanta infinita, spaventosa distanza è passata tra quel viso sorridente e quel foulard appeso a un tubo, nella penombra di uno scantinato.