Per la prima volta il virus del vaiolo delle scimmie, che fino a questo momento aveva colpito prevalentemente persone che avevano frequentato luoghi a rischio in Africa, ha contagiato cittadini europei che non si sono mai recati nelle aree interessate dalla diffusione del virus. Il primo caso italiano è stato confermato a Roma allo Spallanzani, mentre altri due casi sospetti sono stati isolati e si trovano sotto osservazione.

Un giovane rientrato dalle Canarie è il primo contagio accertato a Roma

Il primo paziente Italiano colpito dal vaiolo delle scimmie si è recato mercoledì notte al pronto soccorso dell'ospedale Policlinico Umberto I di Roma: si tratta di un ragazzo rientrato da un viaggio alle Canarie.

I medici, preallertati da diversi giorni dall'European Centre for Disease Control, hanno potuto facilmente riconoscere i sintomi della malattia che il giovane presentava e che lo avevano preoccupato al punto di rivolgersi alle cure ospedaliere: la presenza di pustole tondeggianti che si diffondono nel giro di poche ore su praticamente l'interezza del viso e del tronco, fino a raggiungere anche l'area genitale. La conferma che si tratta di monkeypox è arrivata direttamente dallo Spallanzani, ospedale in cui il giovane è stato trasferito.

Contagiati senza aver viaggiato in zone a rischio

Le aree a rischio contagio sono sempre state individuate nell'Africa centrale e orientale, ma i contagi conclamati nelle ultime settimane in Europa non riguardano in nessun caso persone che abbiano viaggiato in quelle zone o che avessero avuto stretti contatti con qualcuno che provenisse da lì e, a quanto sembra trasparire dalle dichiarazioni dell' Ecdc, questa sarebbe la prima volta in assoluto che il vaiolo delle scimmie si comporta in questo modo.

Al momento i contagi in Italia sarebbero tre, di cui uno accertato e due sospetti e si tratterebbe in tutti i casi di uomini giovani che hanno recentemente viaggiato in Spagna. I tre giovani si trovano ricoverati in isolamento allo Spallanzani: sono in buone condizioni e non necessitano di terapia. Lo stesso sembrerebbe valere per gli altri pazienti contagiati nel Nord America e in Europa: nessuno di loro manifesta sintomi di particolare gravità.

Una malattia poco contagiosa con mortalità molto bassa

Le forme di prevenzione utile rimangono quelle messe in atto durante la pandemia: lavarsi spesso e profondamente le mani, accurata igiene personale, evitare rapporti sessuali non protetti, rivolgersi al medico al comparire di sintomi sospetti su noi stessi o sulle persone che ci circondano, soprattutto riguardanti una possibile infezione della pelle.

I sintomi sono individuabili in un senso di malessere dato da mal di testa, dolori muscolari, stanchezza, febbre. Bisogna prestare anche attenzione all'eventuale rigonfiamento e infiammazione dei linfonodi del collo: di solito a pochi giorni di distanza compaiono delle macchie sulla pelle che evolvono in bolle o pustole. L'incubazione richiede circa due settimane e l'infezione si risolve, nella maggior parte dei casi, da sola e senza complicazioni.

Gli altri focolai di vaiolo delle scimmie nel passato

Il vaiolo delle scimmie è una malattia che raramente ha causato grandi focolai, ed è quasi sempre rimasta circoscritta nelle zone a rischio in Africa. L'ultimo focolaio all'esterno dell'Africa risale a 20 anni fa negli Stati Uniti e coinvolse 47 persone che con buone probabilità furono contagiate da uno scoiattolo infetto e altri roditori provenienti dal Ghana.