La verità sta sempre nel mezzo, recita un antico detto. Non sappiamo con certezza se ci sia una verità da esporre sulla sempre più cruenta guerra in Siria se dobbiamo basarci su entrambe le campane. La prima, quella occidentale guidata politicamente dagli Stati Uniti d'America, sta puntando il dito sui presunti "crimini di guerra" commessi dal governo di Damasco e dal suo potente alleato russo dopo la fine della tregua.

Ma Bashar al-Assad e Vladimir Putin, ad essere sinceri, non hanno violato la tregua: Damasco ha subito un bombardamento da parte della coalizione a guida USA ed alla fine proprio Washington è venuta meno all'unica richiesta avanzata dal governo russo in quel di Ginevra, quella di 'isolare' dal fronte dell'opposizione gli estremisti di matrice jihadista. Che però la presunta escalation di raid "criminali" contro strutture civili e sanitarie da parte dell'aviazione siriana e russa abbia preso il via dopo l'attacco subito dalla base siriana a Deir el-Zor e faccia da contraltare all'avanzata delle forze governative, la prima ad Aleppo dopo mesi di assedio, suona come una campana stonata.

Nessuna prova delle stragi

Le fonti delle presunte stragi di Aleppo sono sempre il famigerato Osservatorio Siriano per i diritti umani, palese impostura retta dal noto attivista siriano anti-Assad, Rami Abdel Rahman, in esilio nel Regno Unito, e la Syrian American Medical Society con sede a Washington. Due organizzazioni ben lontane dagli scenari bellici la cui attività di propaganda contro il governo di Damasco è ben nota. Le loro 'veline' sono considerate superficialmente attendibili da tanti mass media ma, in realtà, è difficile credere alla buona fede di chi le utilizza come veri e propri 'report' di guerra. In cinque anni di conflitto, nessuna notizia relativa a stragi di civili da parte delle truppe siriane è stata mai provata o confermata da osservatori indipendenti.

L'unica volta che è accaduto, nel caso del massacro di Houla del 2012, l'Osservatorio di Rahman è stato sbugiardato. Da gennaio di quest'anno ad oggi, ad esempio, in ben 15 circostanze sono state diffuse notizie di ospedali finiti sotto le bombe ed in 14 occasioni la responsabilità è stata attribuita alle forze governative. A puntare il dito è sempre stato l'Osservatorio siriano dei diritti umani che non è mai stato in grado di fornire prove attendibili e documentate.

Il dramma dei civili

Da qualche giorno molti media hanno inscenato una macabra guerra di cifre: riguarda le vittime dei bombardamenti delle aviazioni siriana e russa, in particolare bambini. Un dato oggettivo su Aleppo, però, lascia intravedere un'altra verità: allo stato attuale le milizie ribelli asserragliate in città sono composte da meno di 5.000 unità, i civili sono centinaia di migliaia in più.

La difficoltà nell'avanzata dell'esercito regolare siriano è data, probabilmente, dalla volontà di evitare un massacro considerato che le forze dell'ex Fronte Al Nusra che costituiscono il grosso dei ribelli ad Aleppo si fanno pochi scrupoli nell'utilizzare i civili come scudi umani.

L'importanza strategica di Aleppo

L'unica certezza è rappresentata dall'importanza strategica di Aleppo: se viene riconquistata da Assad, le sorti della guerra penderanno definitivamente in suo favore ed in questo momento gli Stati Uniti non sono in grado di evitarlo a meno di attaccare direttamente Damasco: impensabile, perché potrebbe scatenare una catastrofe considerato il coinvolgimento diretto della Russia nelle operazioni militari.

L'obiettivo di Putin è chiaro, vuole presentarsi agli occhi del mondo come fautore di una svolta democratica in Siria con l'indizione di elezioni libere, una volta finita la guerra, alle quali sia consentita la partecipazione dell'attuale governo. Assad non è certamente esente da colpe ma potrebbe ottenere un plebiscito. Questo è ciò che Washington vuole evitare, con mezzi leciti o poco leciti come l'attuale propaganda che poggia su basi di cartone.