La Turchia, obiettivo sensibile del terrorismo. Poco importa chi sia il mandante, l'Isis, l'estremismo curdo o ipotetici simpatizzanti gulenisti. Le falle della sicurezza nel Paese guidato da Recep Erdogan sono ormai più che evidenti. Tra gli episodi più recenti, due hanno del clamoroso. L'uccisione dell'ambasciatore russo Andrei Karlov ad Ankara, in un affollato evento pubblico che doveva essere dotato di ingenti misure anti-terrorismo, è stata sconcertante, aggravata dall'identità dell'autore.
Mevlut Altintans era un agente di polizia ed i mandanti dell'omicidio sono tutt'ora nell'ombra. Si era parlato di responsabilità guleniste, poi di una possibile vicinanza del killer con l'ex Fronte Al Nusra, i ribelli ex qaedisti che figurano tra i gruppi armati 'traditi' dal cambio di rotta di Ankara in Siria. La strage di Capodanno è altrettanto clamorosa, se si pensa che i timori di un attentato in vista dei festeggiamenti erano altissimi in tutto il Paese.
La repressione dopo il fallito colpo di Stato
Le violente epurazioni del governo di Recep Erdogan, dopo il tentato golpe della scorsa estate hanno riguardato funzionari pubblici e giornalisti ma, soprattutto, esponenti delle forze armate e della polizia.
Rispetto alla scorsa primavera, oggi il numero dei generali delle forze armate è diminuito del 38 per cento, del 46 per cento se contiamo anche altri ufficiali. La causa è tutta da imputare al giro di vite post-golpe. Oltre la metà dell'esercito e delle forze di sicurezza oggi è composto da unità di leva ed è davvero sconcertante se consideriamo che la Turchia è la porta orientale d'Europa ed è chiaramente un obiettivo dichiarato tanto del terrorismo jihadista - molte milizie in questione oltretutto sarebbero state addestrate proprio al di là del Bosforo - quanto degli indipendentisti curdi. Ankara starebbe dunque pagando a caro prezzo la politica dei propri vertici, così abili a tessere più tele contemporaneamente per quanto riguarda la politica internazionale, ma alla fine vittime del proprio estremismo. La Turchia è praticamente diventata l'arteria principale del terrorismo, una voragine aperta il cui responsabile è l'aspirante sultano Erdogan.