La possibilità che uno stato retto da una dittatura di stampo stalinista stia progettando un missile di lunga gittata, in grado di fare il giro del mondo, caricato con testata nucleare, è ragione più che sufficiente a creare uno stato di allarmismo intercontinentale. La Corea del Nord di Kim Jong-un ha lanciato ben quattro missili balistici la scorsa mattina, tre dei quali sono precipitati direttamente nella acque del Giappone a circa trecento chilometri dalle sue coste.

Si ritiene che l'azione sia stata una risposta del governo nordcoreano alle esercitazioni militari congiunte tra Stati Uniti e Corea del Sud. Le fonti sudcoreane parlano di missili ICBM, una tipologia di missile balistico intercontinentale, creato ad hoc per il trasporto di materiale nucleare in grado di raggiungere gli States.

Il disinnesco dei razzi sarebbe avvenuto alle 7,06 della mattinata di ieri (circa le 23.36 in italia). I missili sono partiti dalla costa nord-ovest del Paese a Thongchang-ri, un'area posta a confine con la Cina e da anni ormai impiegata dal governo per test missilistici a lungo raggio.

Il numero totale dei missili lanciati è imprecisato sottolinea il governo sudcoreano, ma si ha la certezza che almeno tre hanno raggiunto le coste giapponesi gettando sconforto sulla recente vittoria di Shinzo Abe che poco prima aveva finito di festeggiare con il suo partito. ''Il lancio è in evidente violazione della risoluzione dell'Onu: è un'azione estremamente pericolosa'' ha poi commentato Abe. Da Washington giunge repentinamente la ferrea condanna: ''Difenderemo gli alleati con tutti i mezzi possibili''.

Consolidamento delle alleanze sullo scacchiere. Anche per Eu e Cina dissenso sui test

Non tardano gli States ad interpretare il lancio come una forma di dissenso per le continue esercitazioni militari che da mesi vanno avanti tra Corea del Sud e America.

Lo stesso dittatore del Nord aveva qualche tempo fa avvertito che il Paese avrebbe risposto a quelle che sembravano non solo delle semplici ''provocazioni'', ma addirittura delle ''prove di invasione''; così per l'ennesima volta le sanzioni poste dall'Onu nel 2006 vengono felicemente sorvolate. La crescente preoccupazione generatasi ha corroborato l'unità d'intenti tra i governi di Usa, Corea del Sud e Giappone, decisi a consolidare un ''lavoro congiunto'' al fine di contenere le provocazioni del Nord ed esercitare maggiori pressioni sull'intero territorio.

Così facendo il governo di Pyongyang rischia di allontanare anche l'unico alleato tradizionale che sino ad ora gli ha evitato l'isolazionismo: la Cina.

Pechino afferma che i continui lanci missilistici aumenterebbero le difficoltà di opposizione all'eventuale installazione di un sistema antimissilistico americano a Thaad, nella regione sudcoreana; e Pechino non accetta interferenze così prossime ai suoi confini. Intanto l'Europa esprime la sua massima solidarietà per Giappone e Corea del Sud affermando che l'Ue rimane ''un serio ed affidabile fornitore di sicurezza sia nella nostra regione sia nei luoghi più lontani''.