Emanuele è stato ucciso a calci e a colpi di spranga dopo una lite per un futilissimo motivo: la precedenza per bere un cocktail all'interno del locale Mirò di Alatri dove venerdì sera si trovava in compagnia della sua fidanzata Ketty Lisi. A ricostruire come sono andati i fatti è stato ieri nel corso di una conferenza stampa Giuseppe De Falco, procuratore capo della Repubblica di Frosinone.

Uscito fuori dal locale, il ragazzo ha anche difeso la fidanzata da apprezzamenti volgari, subito gli sono stati addosso ed è iniziato il pestaggio mortale.

Mario Castagnacci, 27 anni, e Paolo Palmisani, 20 anni, sono i due 'fratellastri' fermati la scorsa notte: per gli inquirenti responsabili dell'aggressione finale che ha causato la morte di Emanuele, forse dopo che avevano assunto assunto un mix di alcol e droga. I due si erano rifugiati a Roma per timore di spedizioni punitive degli amici di Emanuele. Nove in tutto gli indagati.

Brutale omicidio, la ricostruzione del procuratore capo della Repubblica di Frosinone

"La vicenda è di una gravità spaventosa, per motivi banalissimi si è arrivati poi alla drammatica morte di un ragazzo innocente e di una persona assolutamente perbene".

Il procuratore della Repubblica di Frosinone nel corso di una conferenza stampa ha ricostruito cosa è accaduto nella tragica notte tra venerdì e sabato nel locale Mirò di Alatri. Tutto è iniziato da un diverbio tra Emanuele e un ragazzo, indicato erroneamente all'inizio come albanese, per una bevanda.

A causa della lite, i buttafuori hanno fatto uscire dal locale Emanuele, mentre l'altro è rimasto dentro e non ha poi preso parte al linciaggio. Una volta fuori, è iniziata l'aggressione da parte di più persone, ancora in corso di identificazione e con modalità diverse. "Per cui allo stato delle indagini non è possibile parlare di pestaggio di gruppo", ha detto De Falco.

I due arrestati: movente da chiarire

Emanuele ha cercato di allontanarsi, è stato seguito; è tornato indietro forse per prendere la sua ragazza ed è stato aggredito in maniera diversa con più colpi fino a quello letale.

Il procuratore ha chiarito che si è ancora in una prima fase delle indagini e la ricostruzione della vicenda e delle responsabilità delle persone coinvolte è resa più difficile da reticenza e omertà.

Ma le dichiarazioni raccolte e le immagini delle telecamere hanno portato al fermo di Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, due fratellastri che si erano rifugiati da parenti nella zona est di Roma, non erano armati, non hanno opposto resistenza e sono stati trasferiti al carcere di Regina Coeli, come chiarito dal comandante provinciale dei carabinieri di Frosinone, Giuseppe Tuccio. Il manganello o il tubolare usati per l'aggressione finale non sono stati trovati e c'è ancora da investigare sul movente.

I due sono riconducibili ad ambienti delinquenziali "e non è da escludere che abbiano inteso affermare una propria capacità di controllo del territorio".

Una pistola, la cocaina, un tubolare

In un post nella pagina Facebook della città di Alatri, testimoni raccontano che Palmisani aveva in auto un tubolare già utilizzato in occasioni di liti e che lo è andato a prendere durante il litigio. Inoltre aveva una pistola ed era un consumatore di cocaina.

La fiaccolata per Emanuele

Si è svolta ieri sera la fiaccolata in ricordo di Emanuele a cui hanno preso parte 2 mila persone, tra cui gli amici che indossavano t-shirt bianche con il volto del ragazzo. Non ce l'ha fatta a restare il papà di Emanuele per il troppo dolore.