I primi due fermati, Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, si nascondevano a Roma per paura delle spedizioni punitive che gli amici di Emanuele stavano organizzando. Dovrebbe esserci a breve la svolta nelle indagini che la comunità di Alatri e quella virtuale dei social network chiedono a gran voce per l'atroce delitto di Emanuele Morganti, il ragazzo di 20 anni morto dopo due giorni di agonia per essere stato picchiato fuori da un locale ad Alatri nella notte tra sabato e domenica. Aveva difeso la fidanzata dalle pesanti avances di un coetaneo.
I carabinieri del Reparto operativo di Frosinone e del nucleo investigativo della compagnia di Alatri, coordinati dal maggiore Antonio Contente, che procedono per omicidio e in queste ore stanno interrogando decine di persone, nella notte hanno sottoposto a fermo due dei nove indagati, otto italiani e un albanese.
Le ipotesi di reato a carico dei 9 indagati sono di omicidio preterintenzionale, rissa e possesso di attrezzi atti a offendere perché i colpi mortali sono stati inferti al ragazzo o con una spranga o con una chiave inglese. Al vaglio degli inquirenti anche altre persone per aver partecipato al pestaggio o per omissione di soccorso, tra cui i buttafuori del locale.
Due fermi, la comunità chiede giustizia subito
Del fermo di due degli indagati tra i responsabili del pestaggio mortale di cui è rimasto vittima Emanuele dà notizia anche la pagina Facebook del comune di Alatri che annota che si tratterebbe degli "stessi individui presi di mira sui social network e dalla cittadinanza inferocita".
I carabinieri hanno fatto perquisizioni alla ricerca dell'arma usata per colpire a morte Emanuele, forse un crick o una spranga o una mazza di ferro, comunque ancora non trovata.
Alatri, il pestaggio mortale ripreso dalle telecamere
Al vaglio degli inquirenti ci sono le immagini delle telecamere di sorveglianza del Comune, una delle quali è installata proprio fuori al locale 'Mirò' dove è avvenuta la brutale aggressione.
"Venerdì notte era perfettamente funzionante e ha ripreso tutti i momenti del pestaggio, fornendo un contributo importante alle indagini", ha detto il sindaco di Alatri, Giuseppe Morini.
Il racconto della fidanzata di Emanuele
L'altra sera era la prima volta che Emanuele prendeva la macchina del padre, era contento di farlo e di portare la fidanzata Ketty, anche lei ventenne, a fare un giro e a trascorrere la sera al 'Mirò' di Alatri. Ma le cose sono andate diversamente. Ketty che l'ha visto morire sotto i suoi occhi ha raccontato: "Me l'hanno strappato dalle mani e mi hanno scansato via, non riesco a credere fossero così feroci, sembravano delle bestie. E quando ci hanno sbattuti fuori dal Mirò club, quelli hanno cominciato a picchiare, e io ho cercato di tirarlo via ma quelli erano troppo forti".
Dal racconto fatto dalla fidanzata di Emanuele al quotidiano La Stampa sarebbe stato un coetaneo albanese ubriaco a importunarla finché Emanuele gli ha detto "e adesso basta" e da lì sarebbe cominciata la lite. "C'era la musica alta, molto alta, non si capiva nemmeno bene quello che dicevano". Su Facebook, Ketty ha pubblicato un post con la foto che a Emanuele piaceva di più e un ricordo addolorato.
La zia del ragazzo: ergastolo o ci faremo giustizia da soli
A chiedere giustizia per Emanuele sono in tanti, a cominciare dai familiari. La zia Tiziana sconvolta e in lacrime, incredula della morte del nipote, invoca l'ergastolo. "Emanuele non era un attaccabrighe come si dice, era un ragazzo buonissimo, è stato stuzzicato".