Ci sono ben dodicimila aspiranti terroristi iscritti alla chat di propaganda creata sul social network Zello, amministrata da Mouner El Aoual, il marocchino arrestato a Torino per terrorismo che progettava un attentato in Italia. I risultati delle indagini condotte dai carabinieri del Ros, il Raggruppamento operativo speciale su segnalazione dell'Fbi fanno emergere un efficientissimo 'luogo' virtuale di reclutamento e addestramento di aspiranti combattenti per conto dell'Isis.
Reclutamento in chat e istruzioni per l'uso: infedeli nello spiedino del kebab
Mouner El Aoual, da attivissimo amministratore della chat di propaganda 'Lo Stato del califfato islamico' con il nickname 'ibn dawla7', ovvero figlio dell'Islam, faceva proselitismo, reclutava iscritti, li istruiva avviandoli a un processo di radicalizzazione, faceva propaganda invitando a unirsi allo Stato islamico e a uccidere gli infedeli in vari modi. Anche infilzandoli nello spiedino del kebab, se necessario, e a darli in pasto ai cani dopo averli arrostiti.
La chat era la 'scuola virtuale' dei candidati combattenti di Al Quaeda che a migliaia la frequentano.
Il marocchino, infatti, da esperto 'docente' diffondeva manuali di combattimento del'Isis con spiegazioni dettagliate e corredate da video di come amazzare sacerdoti cristiani, come sgozzare infedeli occidentali, come fabbricare in casa esplosivi.
Intercettato dal'Fbi: pronto a colpire in Italia
Mouner El Aoual, viveva in casa di una famiglia di Torino, mamma e figlio. Era riuscito a conquistare la loro fiducia e da 9 anni stava da loro. Aveva una stanza a disposizione dove passava ore al computer, ma i suoi 'familiari' acquisiti non sospettavano nulla. Credevano che, in mancanza di un'occupazione, giocasse ai videogiochi; invece organizzava una rete del terrore per preparare attentati.
Ma l'Fbi lo ha cominciato ad intercettare a fine febbraio del 2016 quando dialogando con un suo contatto si dice pronto a compiere un attentato in Italia se l'Isis ne facesse richiesta, ma gli servono tre uomini in più così da averne in tutto 15 disponibili.
Poi a settembre 2016, le sue attività di reclutamento e propaganda vengono intercettate dagli inquirenti italiani.
Espulso nel 2012 ha continuato a vivere in Italia e a formare 'foreign fighters'
Un elemento che accomuna le storie di terroristi e radicalizzati che fanno propaganda per l'Isis, è che spesso sono soggetti espulsi, o segnalati o già 'attenzionati' dale forze dell'ordine. Il marocchino che secondo la procura di Torino è soggetto estremamente pericoloso, come scritto nell'ordinanza del gip di Torino di custodia cautelare in carcere, perché oltre a incitare ad azioni violente e letali, può passare ad eseguirle, era stato espulso nel 2012 dalla prefettura e Questura di Trieste. Risale al 13 novembre 2012 l'ordine di lasciare entro 7 giorni il territorio nazionale.
Ma così non è stato.
Dal 2008 questo soggetto, ora in carcere, soggiorna illegalmente in Italia sprovvisto di qualsiasi documento rilasciato dal paese d'origine. Comodamente ospitato in casa dei due ignari italiani, per ora solo persone informate dei fatti nell'ambito dell'inchiesta, utilizzava a suo piacere le utenze telefoniche a loro intestate per formare foreign fighters, combattenti stranieri nella terra degli infedeli.