Quando il ragazzo aveva sedici anni fu costretto da due ragazzi poco più grandi a sottostare a pesanti atti di bullismo, che si sono protratti per un anno e mezzo. Gli aguzzini lo costrinsero a mangiare escrementi, a bere ingenti quantità di alcolici fino ad ubriacarsi, ad avere rapporti con una prostituta e persino ad essere sodomizzato con la punta di un ombrello. violenze fisiche e psicologiche che sarebbero avvenute tra i primi mesi del 2013 e gli ultimi del 2014.

Il tribunale di Torino a distanza di tre anni ha deciso di processare i presunti colpevoli, accusati di stalking, violenze e lesioni. Questi però respingono ogni accusa.

Dall'amicizia al bullismo

Il ragazzo che racconta di avere subito le pesanti angherie all'epoca dei fatti frequentava lo stesso istituto professionale dei due individui finiti sul banco degli imputati, più grandi di alcuni anni. I tre inizialmente sarebbero stati amici, ma dopo un periodo il più piccolo sarebbe stato preso di mira con pesanti atti di bullismo. Gli accusati dal canto loro rigettano le accuse: "Non è mai accaduto niente di simile, una sola volta ci siamo picchiati per questioni legate al calcio, ma in seguito ci siamo riappacificati" si difendono.

"Eravamo amici e spesso era lui a chiamarci per uscire insieme". Il processo è iniziato, e fino a questo momento i giudici hanno ascoltato un quarto giovane, che però ha detto di non essersi mai accorto delle eventuali violenze.

La denuncia dopo un anno e mezzo di soprusi

Il ragazzo avrebbe trovato il coraggio di denunciare dopo l'ennesimo atto di bullismo, ma anche dopo essersi rivolto alle forze dell'ordine i bulli avrebbero continuato a cercare di intimidirlo, osservandolo quando usciva con i familiari, o aspettandolo nei pressi della sua abitazione. Fatti che secondo i legali del giovane, Giovanna Musone e Maria Rosaria Scicchitano "meritano una condanna adeguata". Secondo il legale degli accusati invece la vicenda presenta "molti punti oscuri".

La vittima ha problemi psicologici

Il giovane oggetto degli atti di bullismo soffrirebbe di una certa fragilità psichica. Ormai maggiorenne, quando è stato convocato per il processo è scappato da casa. I genitori si rivolsero persino a "Chi l'ha visto". In quel frangente il ragazzo era ricoverato nel reparto di psichiatria di un ospedale del Nord Italia e non aveva retto al pensiero di dover rivivere i soprusi subiti nell'aula di un tribunale.