Ancora incerto il destino di Cesare Battisti, nelle prossime settimane i giudici prenderanno una decisione. Luiz Fuz, presidente della Prima sezione del Tribunale Supremo Federale, ha di fatto annullato la richiesta di habeas corpus presentata dalla difesa dell’ex terrorista del Pac per un difetto di procedura. Il presidente Fuz sostiene che non ci siano più i presupposti per la richiesta di libertà, non ci sono quindi le stesse situazioni che si erano venute a creare al momento dell’arresto, il 5 ottobre scorso, quando Battisti tentò di varcare il confine con la Bolivia. Questa decisione da parte del presidente della Corte Suprema rende nulla l’istanza presentata dalla difesa, infatti modificando l’Habeas corpus in un esposto ordinario, ha rinviato l’udienza alla prossima settimana.

Tre condizioni per Cesare Battisti

L’ex terrorista rosso si trova in libertà condizionata, per ora. Il giudice ha infatti emesso delle misure restrittive per Cesare Battisti: L’obbligo di residenza nella cittadina di Cananeia, nello stato di san Paolo; Ogni mese battisti dovrà presentarsi in tribunale; Obbligo di braccialetto elettronico.

Questa decisione porterà qualcuno a pensare: “Farà quello che faceva prima”, ma in realtà la scelta del presidente Fuz è strettamente tecnico-giuridica. In una vicenda giudiziaria così particolare si deve seguire un iter preciso e inappellabile, seguire ogni passo il codice di procedura penale e evitare ricorsi da parte della difesa, che non solo rallenterebbe ma potrebbe far ricominciare l’intero procedimento.

Il presidente della Corte Suprema del Brasile e altri quattro alti magistrati hanno deciso di sciogliere il nodo della questione che tiene in piedi questa vicenda. La prossima settimana dovranno decidere se accogliere il ricorso o respingerlo, trasmettere all’Organo Collegiale Supremo e tener conto delle valutazioni del ministro della Giustizia e della Procura generale.

Il diritto del presidente Michel Temer a riesaminare la decisione presa dal suo predecessore, Inacio Lula Da Silva aveva negato all’Italia l’estradizione di Battisti nel 2010, è a dire poco affare molto delicato. La Procura generale si è espressa considerandolo “un atto altamente politico, dobbiamo trattarlo con molta discrezione, esiste un possibilità di revisione del caso in virtù dei trattati internazionali, le condizioni cambiano e lo stato può rivalutare il caso”.

Il ministro della giustizia, Torquato Jardim lo aveva considerato “una infrazione del patto di fiducia che si instaura con il paese ospitante”, mentre Joao Doria, sindaco di San Paolo, aveva detto senza mezze misure che “Cesare Battisti è un criminale e va estradato”. Le richieste della moglie di Battisti, di far vivere quest’ultimo in Brasile accanto a suo figlio, non sembrerebbero far presa sui giudici, anche perché le continue dichiarazioni che il latitante rilascia, non giovano di certo alla sua posizione. Forse è il momento di tornare a casa.