"Il punto di caduta più negativo della riforma" relativa alle intercettazioni, secondo il presidente dell'Anm, Associazione nazionale magistrati, è "lo strapotere della polizia giudiziaria nella selezione" del materiale intercettato. Così Eugenio Albamonte in un'intervista all'Ansa e sul sito web dell'Anm. Non parla di "bocciatura", neppure di "condivisione entusiastica". Un giudizio che non si discosta da altre riflessioni sul tema.

C'è ovviamente chi non la pensa affatto così e, anzi, intravede nello stesso argomento un vero e proprio "punto di forza" della riforma varata in via definitiva dal Cdm. Albamonte evidenzia che "qualche ombra è rimasta", lasciando intendere chiaramente che si poteva fare di più. Ritenute "positive" dall'Anm alcune delle modifiche introdotte, in maniera specifica le ultime: su tutte la possibilità di pubblicare l'ordinanza di custodia cautelare, da parte dei giornalisti. Non si comprende, però, perché per l'entrata in vigore di questa semplice norma, su cui sembrano tutti d'accordo , sia necessario aspettare un anno.

Il Codice etico della magistratura

L'Anm è stata fondata all'inizio del secolo scorso. Sono complessivamente oltre 8 mila gli iscritti. I magistrati in servizio sono, invece poco più di 9 mila. Del comitato direttivo, eletto ogni quattro anni, fanno parte 36 membri. L'associazione tutela il prestigio, nonché l'indipendenza della magistratura, partecipando al dibattito per le riforme legate a un migliore servizio Giustizia. Nel novembre di sette anni fa è stato approvato il nuovo Codice etico della magistratura, che aggiorna sostanzialmente la figura del magistrato, in una società che vive fasi di costante evoluzione.