La notizia arriva dall'Australia dove la compagnia aerea Qantas, ha vietato ai propri dipendenti, l’uso di parole quali “mamma”, “papà”, “marito” e “moglie, perché considerate non appropriate e quasi offensive per la comunità Lgbt. Ai dipendenti è stato consegnato un opuscolo che invita i passeggeri a stare attenti alle parole e a non usare termini che possano urtare la sensibilità delle persone omosessuali.

Le risposte dal mondo della politica non si sono fatte attendere. Ad intervenire è stato il primo ministro australiano Tony Abbot che in un’intervista afferma: “Il politicamente corretto ha superato ogni limite, se la Qantas volesse veramente dare un buon servizio ai propri clienti, potrebbe abolire il suo dipartimento di inclusione sociale e salvare così dei soldi. È folle pensare che si abbia bisogno di una polizia dal pensiero aziendale. La compagnia, e più precisamente la dirigente Lesley Grant, si difendono opponendosi alla visione del ministro dichiarando che la loro compagnia ha una lunga tradizione di promozione dell’inclusione sia per quanto riguarda i clienti che per quanto riguarda i dipendenti, e che la stessa compagnia è sempre stata impegnata per le battaglie riguardanti l’uguaglianza tra generi e i matrimoni omosessuali.

L’onda della ricerca del linguaggio “gender-natural” si sta riversando un po’ in tutto il mondo. A Londra per esempio, in metropolitana non si sentirà più “Ladies and gentlemen”, ma un più generico “Goodmorning everybody”. O per esempio a Malta, in merito ai passaporti, si potrà scegliere oltre che “maschio” o “femmina”, l’opzione “gender X”. È recente il caso del bambino canadese, i cui genitori, alla nascita non hanno voluto assegnargli un sesso: “Deciderà lui quando sarà pronto”, dicevano.

Cosa dice la ricerca psicologica?

In un convegno che ha avuto luogo alla Federico II di Napoli, proprio a proposito della comunità Lgbt, sono intervenuti ricercatori di altissimo livello, tra i quali Paolo Valerio, psicologo clinico fondamentale per la ricerca sulla comunità Lgbt italiana e non solo, o David M.

Frost, psicologo sociale attualmente docente alla University College London. Il dottor Paolo Valerio, ha tenuto a sottolineare, come incipit alle domande sottoposte, prima di tutto come le persone omosessuali debbano considerarsi in tutti i modi e in tutti gli aspetti egualitari ai soggetti omosessuali, che può sembrare banale, ma molte volte purtroppo non lo è. I compiti della psicologia, sono principalmente quelli di abbattere pregiudizi, dare informazioni chiare e precise, eliminare gli stereotipi, anche con un intervento interdisciplinare, che coinvolga la sociologia, la medicina o anche la legge e tutto ciò che può dare un contributo alla causa. Il Dott. Valerio, si definisce ottimista, per quanto riguarda i progressi del nostro Paese, ci sono molti margini di miglioramento, le unioni civili recentemente approvate ne sono una prova, ma c’è ancora molta strada da fare, e in questo senso, sembra che l’Italia, insieme alle iniziative della ricerca, si stia lentamente muovendo nella direzione giusta.

Il dottor David M. Frost invece, come prima risposta alle domande ha iniziato spiegando, in inglese, come sia importante capire che essere omosessuali, o transessuali, non sia per nulla associato ad una cattiva salute. L’Inghilterra, come l’Italia, sta compiendo grandi passi in avanti, secondo il ricercatore americano, se messa a confronto con altri Paesi che vivono questo fenomeno come una realtà ben peggiore di quanto sia vissuta nelle città britanniche.

Anche lì c’è molto lavoro da fare, la tolleranza non è mai totale, e ci sono anche molti luoghi di intolleranza, ma lentamente si sta provando ad eliminare pregiudizi e stereotipi ai quali le persone sono così legate. Il contesto fondamentale è quello delle scuole, prima l'educazione a questi temi viene affrontata nelle scuole, più possibilità si avranno di sensibilizzare intere generazioni alla tolleranza e all'uguaglianza.