Sono sparite da scaffali di supermercati e alimentari: da un giorno all'altro milioni di americani, almeno quelli che vivono nella costa orientale del Paese, hanno dovuto rinunciare alla tipica colazione in cui sono immancabili le uova con bacon. Sempre meglio una momentanea 'rinuncia' che rischiare di essere contagiati dalla salmonella. L'epidemia in corso ha colpito finora 22 persone.

A darne notizia è stata la Food and Drug Administration, il maggior ente governativo americano competente in fatto di controlli alimentari oltre che farmacologici. L'emergenza ha reso necessario ritirare dal mercato quasi 207 milioni di uova.

Psicosi e casi di pericolo

La Rose Acre Farms di Seymour nell'Indiana, una delle più grandi aziende del settore, in nove stati a stelle e strisce, Florida, New York, Pennsylvania, North Carolina, New Jersey, Virginia, Colorado, South Carolina e West Virginia, ha ritirato dal mercato quasi 207 milioni di uova. Provenivano da una delle sue fattorie nel North Carolina che produce qualcosa come 2,3 milioni di uova al giorno da 3 milioni di galline ovaiole e rifornisce la fascia orientale del Paese.

Il provvedimento a scopo precauzionale si è reso necessario dopo un'intossicazione di 22 persone di età varia che hanno accusato i classici sintomi da contaminazione da batterio della salmonella: nausea, vomito, mal di pancia, diarrea. L'allarme ha fatto scatenare una psicosi perché molti prodotti avicoli a rischio si troverebbero ancora nei frigo degli americani. L'infezione che in genere dà disturbi risolvibili, potrebbe risultare fatale a bambini, anziani, persone fragili con sistema immunitario indebolito. La Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha avviato un'indagine con ispezione della struttura per scoprire quale sia stata la causa della contaminazione delle uova. In passato è stata collegata alla presenza di topi nei laboratori di imballaggio e distribuzione.

Un precedente analogo ancora più impressionante in quanto a grandi numeri, risale al 2010 quando più di 550 milioni di uova da tavola sono state chiamate da due allevamenti dello stato dello Iowa in seguito a un'epidemia che a livello nazionale colpì migliaia di persone. L'azienda di proprietà di Austin e Jack De Coster da cui otto anni fa partì la salmonellosi, fu dichiarata colpevole di aver immesso sul mercato interstatale partite di uova contaminate e condannata a pagare 7 milioni di dollari di multe. Entrambi i titolari trascorsero tre mesi in una prigione federale. Lo scorso febbraio in Italia in un allevamento di galline ovaiole nella zona di Correggio (Reggio Emilia) è stata riscontrata una positività per salmonella non sulle uova ma nella lettiera, ovvero sul pavimento del capannone, e sono state macellate 18mila galline.

Il rischio nel guscio

Le uova sono così versatili che si prestano a un'infinità di ricette, dall'antipasto al dolce, ma possono essere fonte di trasmissione del batterio della salmonella.

Il pericolo di contagio non viene dall'interno ma dal guscio che si può inquinare molto facilmente a contatto con ambiente e feci animali. In genere i sintomi da intossicazione nell'uomo compaiono dopo 12-72 ore dal consumo, con diarrea, febbre dolori addominali ed entro sette giorni la malattia sparisce da sola senza l'aiuto di farmaci. In casi gravi può causare batteriemie o estendersi a ossa e meningi. Bisogna fare attenzione all'acquisto delle uova (non imbrattate di sporco o feci), alla conservazione in casa in frigorifero per non favorire lo sviluppo di batteri. Alimenti a rischio possono essere oltre alla uova crude o poco cotte, derivati a base di uova, latte crudo e derivati del latte crudo, carne e derivati, salse e condimenti per insalate, frutta e verdura.