Il 38enne Amin Al Haj, residente a Macomer ma di origini arabe, aveva intenzione di avvelenare gli acquedotti pubblici avvalendosi di sostanze venefiche come ricina e antrace. Ieri per l'arabo sono scattate le manette, nel corso di un blitz dei Nocs. Ora è accusato di associazione terroristica internazionale. In base alle indagini effettuate recentemente, l'uomo viveva in un edificio di Scalarba, quartiere della cittadina sarda, con la partner marocchina e i figli.
L'affiliato all'Isis era pedinato e monitorato dagli investigatori da un po' di tempo.
Veleno nei serbatoi di potabilizzazione dell'acqua
Le forze dell'ordine ritengono che il 38enne arabo aveva un piano: inserire veleno nelle apparecchiature e nei serbatoi per rendere potabile l'acqua. Amin Al Haj sarebbe un estremista vicino al sedicente Stato Islamico: gli investigatori hanno scoperto che possedeva documenti falsi, uno israeliano e l'altro libanese. Ieri, a Roma, sono stati resi noti i dettagli dell'importante blitz eseguito dagli uomini della Digos e coordinato dalla Procura nazionale distrettuale antimafia.
Gli accertamenti erano iniziati lo scorso 17 settembre 2018 a Cagliari, quando i servizi segreti avevano segnalato la presenza di un palestinese pericoloso a Macomer, intento ad attentare all'incolumità della collettività mediante l'utilizzo di sostanze venefiche.
Un arresto importante
Un cugino dell'arrestato, secondo le prime indiscrezioni, era finito in manette in Libano dopo aver avvelenato un serbatoio usato dai soldati libanesi. Dopo aver visionato lo smartphone del 38enne, le forze dell'ordine hanno scoperto che l'affiliato all'Isis si era informato sull'utilizzo e sulle caratteristiche di veleni come il pesticida Metomil e le aflatossine letali B1. Gli investigatori, coadiuvati dalla Polizia scientifica, non hanno sequestrato solo apparecchi informatici ma anche campioni di composti in polvere.
È evidente, dunque, che l'estremista aveva cercato in Rete sostanze velenose e cancerose che, in Italia, sono vietate e quindi non vendibili. Sostanze con una concentrazione decisamente superiore a quella dei composti in vendita. La documentazione ritrovata sul cellulare di Al Haj non fa altro che suffragare l'ipotesi del progetto criminoso, ovvero avvelenare gli acquedotti pubblici. Il fondamentalista è stato trasportato immediatamente nel carcere di Badu 'e Carros. Il procuratore nazionale antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho, ha asserito che quello di ieri, a Macomer, è stato un "arresto di grande importanza".