Il 20 novembre 2018, la cooperante milanese, Silvia Romano, fu rapita mentre svolgeva attività umanitaria a Chakama, un villaggio distante 80 chilometri da Malindi, in Kenya. Oggi è trascorso esattamente un anno da quel triste giorno.
Da quanto emerge dagli ultimi sviluppi dell'indagine della Procura di Roma e dei carabinieri del Ros, la cooperante sarebbe stata trasferita in Somalia e sequestrata da un gruppo di jihadisti di A-Shabaab.
Chi è Silvia Romano
Silvia Romano, è una giovane volontaria, laureata in Mediazione Linguistica per la Sicurezza e Difesa Sociale al Ciels, con una tesi sulla tratta degli essere umani. Nell'estate del 2018 decise di partire per l'Africa, svolgendo attività di volontariato presso un orfanotrofio a Likoni. Successivamente proseguì la sua attività nell'ambito dell'infanzia, presso una Onlus marchigiana "Africa Milele". Nel novembre 2018, ripartì per l'Africa.
Il rapimento e gli sviluppi
Il 20 novembre 2018 una banda di otto persone fece irruzione nell'ufficio della Onlus dove Silvia lavorava. Secondo la testimonianza di uno studente, la ragazza era l'obiettivo principale della banda armata.
Pochi giorni dopo dal sequestro di Silvia, le indagini portarono all'arresto di 14 persone, che non avrebbero fatto parte del commando, ma sospettate di avere dei contatti diretti con il gruppo dei sequestratori. Successivamente, furono fermate altre due persone, rispettivamente la moglie il suocero di uno dei componenti del gruppo armato. Il 26 dicembre 2018 furono arrestati altri due cittadini kenyoti, accusati di essere gli esecutori del sequestro. In quell'occasione essi affermarono che la ragazza era viva e che era stata trasferita in Somalia.
Da quanto emerge in questi giorni dall'indagine della Procura di Roma e dei carabinieri del Ros, la cooperante è sotto sequestro in Somalia da un gruppo islamico di jihadisti Al-Shabaab.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la ragazza sarebbe considerata "ostaggio politico". Quindi per lei si sarebbe attivato il protocollo utilizzato per le "spie", ovvero il passaggio dell'ostaggio fra diversi gruppi per questioni di sicurezza.
Da fonti somale, si apprende che la ragazza sarebbe stata sequestrata dal gruppo di jihadisti perché ritenevano che facesse proselitismo religioso, un aspetto che fa della cooperante un ostaggio importante complicando ulteriormente le indagini che si protraggono da ormai un anno, senza alcuna richiesta di riscatto.
A destare preoccupazione è la notizia che il processo ai tre degli otto membri arrestati è stato rinviato, perché uno dei tre, in libertà su cauzione, considerato il più pericoloso, non si è presentato all'udienza, portando il giudice a considerarlo "formalmente" latitante.
Il processo dovrebbe riprendere a breve.
Amnesty International insieme alle altre organizzazioni lancia un appello al governo italiano
Amnesty International al Festival dei Cinema dei Diritti Umani, insieme ad Emergency, Un Ponte Per, Famiglia Cristiana, Mediterranea e Hic Sunt Leones, lanciano un appello al governo italiano affinché lasci lascia una dichiarazione ufficiale sulla questione e si impegni a 360 gradi a portare Silvia in Italia.
Inoltre, sul sito dell'organizzazione è possibile inserire una dedica a Silvia e alla sua famiglia, ormai in ansia da un anno.